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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Processo contro l'ndrangheta: imputato si suicida lanciandosi nel vuoto

Si è lanciato dal cavalcavia della superstrada Torino-Pinerolo. Cosimo Catalano si è tolto la vita quasi ad un anno esatto dalla morte del padre Giuseppe, altro indagato del processo Minotauro

Ad un anno dalla morte del padre, nella mattinata di ieri ha perso la vita un altro Catalano, Cosimo di 40 anni. Era figlio di Giuseppe, secondo gli inquirenti il capo della 'locale' di Siderno nel capoluogo piemontese, implicato nella vicenda Minotauro, il processo per le infiltrazioni della 'ndrangheta in Piemonte.

Anche Cosimo Catalano era finito nel lungo elenco dei 75 imputati. L'uomo, che non era agli arresti e che gli inquirenti consideravano un imputato di media importanza, soffriva da tempo di crisi depressive. Sabato sera, secondo quanto trapelato, sarebbe stato accompagnato in ospedale dai parenti per un forte stato di agitazione. Poche ore dopo, intorno alle 7 di mattina, il tragico gesto.

Cosimo Catalano si è allontanato a piedi dalla sua casa di Volvera e si è lanciato nel vuoto da un cavalcavia della superstrada Torino-Pinerolo. Il suo corpo, ormai primo di vita, è stato rinvenuto da una pattuglia della polizia stradale, che indaga con la squadra mobile di Torino, anche se non sembrano esserci dubbi sul gesto anticonservativo. Colpa, secondo il legale dell'imputato suicida, l'avvocato Carlo Romeo, "dell'aggressione al patrimonio di famiglia".

Lo scorso 19 aprile il padre di Cosimo, Giuseppe, si gettò dal balcone di casa, dove era agli arresti domiciliari per motivi di salute. Titolare di un bar in città, ma ritenuto un boss della 'ndrangheta in Piemonte, in una lunga lettera al presidente della Quinta sezione penale del tribunale di Torino, si era dissociato dalla criminalità organizzata. "Mi dissocio da quello che ho fatto in questi anni. Non dirò nulla contro gli altri che sono imputati con me in questo processo - aveva scritto - ma sono troppo stanco per continuare a vivere in questo modo...". Poco dopo il suicidio del boss, il tribunale aveva disposto, su richiesta della Procura, il sequestro anticipato dei beni della famiglia Catalano, una misura preventiva finalizzata alla confisca dei beni. Proprio questa, secondo l'avvocato Romeo, sarebbe la causa del secondo suicidio nell'ambito del processo Minotauro. "Per ora non posso aggiungere altro - si limita a dire il legale di Cosimo Catalano - perché si tratta di una questione molto delicata".

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