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Cronaca

Stupri e altre terribili violenze su figlia e nipote, ma l'uomo rischia di non fare un giorno di carcere

Processo rimasto fermo otto anni, prescritti quasi tutti i reati

Rischia di non fare neanche un giorno di carcere un torinese che, secondo quanto accertato già in diversi processi, ha abusato della figlia per circa 30 anni: il fascicolo di indagine, infatti, è rimasto bloccato a lungo alla Corte d'appello di Torino e ormai i reati contestati all'uomo, che ha quasi 80 anni, sono in gran parte finiti in prescrizione.

Ad assistere la vittima è l'avvocato Alessandro Dimauro. La donna, che era rimasta a lungo in silenzio, si era rivolta alla giustizia dopo avere scoperto che suo padre aveva iniziato a importunare anche sua figlia, la nipote. Così aveva raccontato una storia fatta di punizioni terribili, di cinghiate e di stupri. Il primo processo si era aperto nel 2006 e si era chiuso nel 2010 con una condanna a 11 anni e mezzo di reclusione per l'uomo, assistito dagli avvocati Mauro Sgotto e Giovanni Botti.

Prima che venga fissato il processo d'appello, però, passano addirittura otto anni, in pratica soltanto quando il presidente Arturo Soprano aveva creato una task-force contro la prescrizione. Il processo si era così tenuto ed era stato relativamente rapido, concludendosi con una condanna a nove anni e quattro mesi. Successivamente, però, la Corte di Cassazione ne aveva ordinato il rifacimento allo scopo di valutare meglio alcuni aspetti. A questo punto, la scure della prescrizione si è abbattuta sulla maggior parte dei reati: gli abusi sulla figlia e sulla nipote e vari maltrattamenti.

Unico reato che resta contestato all'uomo è un episodio, risalente a giugno 2006, che lo vede imputato di violenza sessuale di gruppo e sequestro di persona: allora aveva costretto la figlia a salire in auto, l'aveva portata nelle campagne di Moncalieri dove l'aveva fatta violentare da due uomini incappucciati, mai identificati. Soltanto per questo nell'ultima udienza, a inizio dicembre 2020, il pg Giancarlo Avenati Bassi ha chiesto una condanna a nove anni e mezzo. Ma anche su questo incombe la scure della prescrizione, visto che, in caso di condanna, ci sarà sicuramente un nuovo passaggio in Cassazione.

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