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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Spina 3: la voce dei cittadini sulla trasformazione del quartiere

La presentazione del libro di Ezio Boero mette luce, dal punto di vista dei residenti, sulle incongruenze di una ristrutturazione urbana pensata dall'alto.

La Spina 3 di Torino ha subito negli ultimi anni una radicale trasformazione. La sua metamorfosi, da area industriale, con oltre 20.000 lavoratori impiegati nelle fabbriche FIAT e Michelin, a quartiere residenziale, è quasi completata. Con il suo libro dal titolo “La Spina 3 di Torino”, presentato lo scorso 24 novembre alla libreria Comunardi, Ezio Boero tira le somme sui risultati ottenuti e su quelli mancati da uno dei piani di riqualificazione più ambiziosi in Europa. 

“È stato fatto molto per l’area di cui ci occupiamo – spiega l’autore, membro del Comitato Dora Spina 3 – e molti soldi sono stati investiti. Ma quel che è mancato in questo piano urbanistico è la partecipazione dei residenti, il cui parere non è mai stato ascoltato. La pianificazione della ristrutturazione non ha previsto un momento di dialogo, e il Comitato Parco Dora, gestito dal comune, non ha assolutamente aiutato in questa direzione”. 
 
Rincara la dose Luca Davico, docente di Sociologia al Politecnico di Torino, presente alla serata con il collega Guido Montanari, docente di Storia dell’architettura contemporanea sempre al Politecnico: “La storia ci ha insegnato che l’architetto deve continuamente dialogare con chi abiterà l’area da lui creata, in modo da rispondere ai suoi bisogni. Per quanto riguarda il cosiddetto parco Dora questo non è stato fatto: l’area verde è ridotta al minimo, e le gabbie di ferro create per proteggere la struttura imprigionano i palloni dei bambini che ci giocano”.
 

Progetti di riqualificazione: la Spina 3

 
Anche Guido Montanari muove alcune critiche al piano: “La più grande debolezza di Spina 3 è che non dialoga con il resto della città, e non è strutturata in modo organico. I residenti chiedono servizi fondamentali, come un ufficio postale, e non vengono ascoltati. Inoltre al quartiere manca una piazza, o un’area di aggregamento per i residenti. Lo spiazzo dell’ipermercato e il sagrato della chiesa di via Livorno non possono svolgere questo ruolo, perché sono luoghi privati e sarebbe impossibile, ad esempio, tenervi un comizio. Tutti questi problemi - continua Montanari - verranno sicuramente risolti con il tempo, grazie all’attività dei residenti, ma gli urbanisti avrebbero dovuto imparare dall’esempio dei quartieri Falchera e Vallette che invece di aspettare decenni per vedere un quartiere prendere vita, si potrebbe lavorare per adeguarsi fin da subito alle esigenze della cittadinanza”.
 
Nel mostrare il punto di vista degli abitanti, “La Spina 3 di Torino”, edito da Impremix Edizioni Visual Grafika, analizza il percorso storico del cambiamento dell’area in atto negli ultimi decenni e del Comitato, che dal 2004 dà voce alle necessità dei cittadini residenti nella Spina 3. 
 

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