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Venerdì, 8 Dicembre 2023
Cronaca Pragelato

Decennale Olimpiadi: lo sky jump di Pragelato, da manna dal cielo a cattedrale nella neve

Doveva essere un polo sportivo d'eccellenza, dove attrarre atleti professionisti in cerca di impianti di allenamento, invece è un luogo abbandonato. Ecco la storia dell'impianto costato 34, 3 milioni di euro

Il manto di plastica che ricopre la lunga discesa che precede lo stacco ricorda un gigantesco smeraldo incastonato nella montagna. Tutto intorno il paesaggio è marrone: un inverno secco e caldo come quello del 2016 nessuno lo ricorda. Tre discese di diversa pendenza, un vasto slargo finale, tribune, un impianto di risalita. Per fare posto a tutto ciò nel 2004 la parete di una montagna fu disboscata e sbancata. Le cassandre degli anni pre olimpici rimasero senza parole quando nel 2002, istituzioni locali, Coni, Toroc e Ministero decisero che Pragelato doveva avere il suo sky jump. La piccola località della val Chisone non aveva alcuna tradizione in merito, ma accettò di buon grado l’infrastruttura che non pochi definirono “una manna dal cielo”. La “manna” ben presto si è trasformata in “mazzata”.

Le cassandre predissero invece che sarebbe divenuto un ecomostro senza precedenti nella storia olimpica, presto abbandonato e abbattuto. Furono ridicolizzate. Il trampolino, dissero coloro che lo vollero fortissimamente – ci perdoni il poeta – sarebbe stato parte senza alcun dubbio della “Coverciano della neve”. Un polo sportivo d’eccellenza, dove attrarre atleti professionisti in cerca di impianti di allenamento. A dieci anni dalla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Torino 2006 non si può che constatare la bontà delle previsioni delle cassandre, come da tradizione, e la superficialità di coloro che immaginarono poli sportivi in grado di sopravvivere ad un destino segnato.

Il deputato Stefano Esposito, torinese, nel 2012 dichiarò: "Il vero colpevole di questa situazione è Petrucci, in due anni e mezzo gli ho inviato dieci lettere, nessuna risposta sulla Coverciano della neve. Ora telefona per salvare il bob. Non si è voluto fare perché si volevano preservare l'Alto Adige e la Lombardia con le coperture politiche di Tremonti e Frattini. E cosa ha fatto Castellani quand'era membro del Cio? Mai detto una parola per la valorizzazione sportiva della Valle". Valentino Castellani è stato sindaco di Torino e Presidente del Toroc, il comitato organizzatore. 

Castellani, a sua volta, ha più vote chiamato in causa il Coni per scarso impegno. Eppure l’inizio era stato promettente: fu deciso di costruire l’impianto non completamente esposto a Sud, come invece fatto con la posta di bob e slittino a Cesana torinese. Certo ci furono alcuni che proposero una soluzione modulabile e smontabile, ma venne preferito il solido e imperituro cemento armato. Le promesse erano allettanti. Eppure già nel 2010, la loro sorte appariva segnata. In un’inchiesta del 2010 condotta da Repubblica si può leggere: “Appena 47 mesi dopo le Olimpiadi torinesi, il trampolino di Pragelato è una cattedrale nella neve". Adiacente al trampolino c'è un mega albergo da 120 posti letto. Si tratta dell’hotel Sky Jumping, preso in gestione nel 2015 dove domenica 21 febbraio si è anche svolta la manifestazione Racchettinvalle, che ha attratto centinaia di partecipanti tra atleti e tifosi.

Il trampolino di Pragelato dieci anni dopo le Olimpiadi

Per quanto riguarda l'impianto invece, nel corso degli anni vi sono stati vari tentativi di riapertura e rilancio, tutti falliti. Oggi appare eccessivo e il cambiamento climatico raccontato da Luca Mercalli incombe. Le tribune sono coperte dalla poca neve e tristi cartelloni sbiaditi dal sole ricordano fasti olimpici di anni passati. Il costo sostenuto è stato pari a 34, 3 milioni di euro.

Nel dicembre del 2010 i volontari dei trampolini di Pragelato scrivono una lettera per denunciare lo spreco di denaro pubblico. Soldi che ad oggi possiamo dire buttati, in quanto i trampolini sono stati dichiarati fermi a partire ormai dalla primavera 2010, inoltre inutilizzati a livello sportivo dall’estate 2009. La domanda che si pongono i 100 volontari che fino ad agosto 2009 avevano lavorato per permettere lo svolgersi delle gare anche di livello mondiale è: perché per le Olimpiadi i responsabili dell’appalto dei 5 impianti non hanno progettato la costruzione dei soli 2 trampolini maggiori serviti per le Olimpiadi, in modo tale da poterli smontare a fine giochi? Perché hanno costruito 3 impianti minori sapendo che, spenti i riflettori sui Giochi, i trampolini sarebbero diventati cattedrali nel deserto?

"Sarebbe curioso conoscere le risposte e non sta a noi indagare, ma qualche istituzione preposta lo potrebbe fare. Detto ciò noi pensiamo che, visto che abbiamo questi 5 impianti che il mondo del salto ci invidia, non dovrebbero essere messi a tacere ma utilizzati per i motivi per i quali sono stati costruiti  e cioè, i 3 piccoli per avviare i giovani allo sport e i 2 grandi utilizzati per gare di salto", conclude la lettera. A sei anni di distanza quelle domande non hanno ancora una risposta.

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