rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

La 'Guerra dei Roses' della giornalista Mediaset e dell'ex marito: l'ennesimo processo verso la prescrizione

Lei si sfoga: "Dipinta dai giudici in modo sbagliato e con un'email falsa, non ho avuto giustizia neanche per fatti evidenti". La difesa: "Situazione kafkiana, siamo sotto giudizio da anni con testimoni a favore"

Silvia Vada, conosciuta giornalista torinese di Mediaset, si sfoga contro la gestione della giustizia in città che, a suo dire, non funziona e avrebbe provocato l'archiviazione di una serie di denunce per maltrattamenti e stalking contro l'ex marito imprenditore con cui è stata tra il 2003 e il 2013 (sposato nel 2009). Lo ha fatto ieri, martedì 3 maggio 2022, a margine di un'udienza del processo che vede l'ex coniuge imputato di violazione della corrispondenza e di falsificazione di e-mail. L'accusa è sostenuta dal pm Marco Sanini, mentre a pronunciarsi, verosimilmente il prossimo 26 maggio, sarà la giudice Paola Odilia Meroni. La giornalista è rappresentata in aula come parte civile dall'avvocato Claudio Strata, mentre l'accusato è difeso dall'avvocato Mariateresa Pizzo, che ha chiesto che il processo non si tenga per il cosiddetto 'ne bis in idem', ossia non si può processare la stessa persona due volte per lo stesso fatto.

Lo sfogo di Silvia Vada: "Giustizia lenta e con troppi preconcetti"

"Ci sono molti preconcetti verso persone come me - attacca Vada -, inoltre la giustizia è lenta e non lo invento io. Su di me è stata cucita falsamente un'immagine che, dal punto di vista dei giudici, non mi è stata più tolta: quella della donna forte, potente e avida che sfrutta la propria posizione, cosa che non sono assolutamente. Il mio lavoro ha contribuito a fare di me un personaggio antipaticissimo e tutto questo non piace ai giudici: mi è stato sempre detto che per l'alta conflittualità e la reciprocità delle scaramucce tra me e il mio ex marito sarebbe stato archivato tutto. Ma reciprocità non c'è mai stata perché io a lui non ho mai fatto niente. Ci sono state cose che mi hanno compromesso la vita e, dopo sette anni e mezzo, avrei voluto tornare a casa e dire a mio figlio che sua madre aveva avuto giustizia".

La giornalista sa che il processo attuale si concluderà con la prescrizione poiché i fatti che sono contestati all'ex marito sono avvenuti oltre sette anni fa. E protesta anche per l'archiviazione delle inchieste precedenti, tra cui quella su un segnalatore gps installato sulla sua auto che trasmetteva la sua posizione all'ex marito ovunque andasse. "Quando i carabinieri della stazione Barriera Piacenza lo hanno trovato, hanno accertato che lui era l'acquirente e che era collegato col suo cellulare. Ma anche questo non è bastato ad arrivare a una condanna: lui si è giustificando dicendo di averlo perso e che, quando ha saputo che era nella mia auto, aveva soltanto voluto divertirsi un po'".

Il processo in corso ora, invece, riguarda un'email prodotta dalla difesa nei dibattimenti sui fatti precedenti, in cui la giornalista dice al marito di volersi vendicare e portargli via del denaro. "Ma era del tutto falsa - sostiene Vada -. Dai server di Mediaset, da dove avrebbe dovuto arrivare, non è mai uscito nulla del genere ed è documentato. Purtroppo è stata usata per provare che i comportamenti vessatori erano reciproci, cosa che invece non era. Inoltre, non ho mai voluto un euro, ma semplicemente ho sempre voluito solo giustizia, come ho raccontato delle persone che intervistavo nel corso degli anni e che ho sempre invitato ad avere fiducia. Evidentemente mi sbagliavo".

La replica dei legali dell'ex marito: "Situazione kafkiana per noi"

Mariateresa Pizzo, avvocato dell'imprenditore ex marito di Silvia Vada, sostiene che la parte più danneggiata da questa vicenda sia proprio il suo cliente: "I processi vanno fatto nelle aule giudiziarie e non sui media - esordisce - e il profilo kafkiano di questa vicenda è che, a margine della vicenda di separazione, la signora Vada ha presentato una serie di denunce nei confronti del mio cliente che è sotto processo da sette anni per vicende che si sono sempre concluse con assoluzioni. Ad esempio, l'inchiesta per maltrattamenti è stata archiviata e il giudice ha concluso che le denunce evidenziavano una verità strumentale. Stesso discorso per quella per stalking".

Anche questo nuovo procedimento giudiziario sarebbe del tutto forzato secondo l'imputato e il suo difensore: "Dal nostro punto di vista non rispetta le regole: perché non vi sia il 'ne bis in idem' serve un decreto motivato in cui vengano prodotti nuovi elementi di prova e il giudice ha chiesto di farlo entro il 26 maggio. C'è stupore e sgomento per quanto sta accadendo al mio cliente e questo è l'unico vero aspetto di questa vicenda. L'esito delle indagini precedenti non è piaciuto alla signora Vada, eppure vi sono stati testimoni hanno smentito la sua ricostruzione dei fatti. Il mio assistito ha una visibilità come imprenditore e ha avuto un danno di immagine. Le doglianze dell'ex moglie sono quantomeno tardive, trattandosi di fatti già archiviati dal 2016".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La 'Guerra dei Roses' della giornalista Mediaset e dell'ex marito: l'ennesimo processo verso la prescrizione

TorinoToday è in caricamento