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Cronaca Mirafiori Sud / Via Emanuele Artom, 111

Vivere sotto un ponte. Una vita invisibile lungo l'argine del Sangone

Sotto il ponte tra Nichelino e Torino alcuni romeni vivono in maniera stabile dalla scorsa primavera. Una vita di stenti, nella speranza di trovare di nuovo lavoro

Quando si dice che chi ha perso tutto può finire a vivere sotto un ponte, non si crede quasi mai alla tragica realtà di questa frase. E invece, con la crisi che incalza e che attanaglia sempre di più il nostro paese, anche vivere sotto un ponte può rappresentare una scelta, dettata dal bisogno e della disperazione.

Via Artom,  ponte tra Torino e Nichelino. Il Sangone scorre placido, segnando il confine tra le due città. Chi si aspetterebbe di trovare, proprio sotto questo moderno ponte in cemento armato, i ripari di fortuna costruiti da chi ha perso tutto? Sono un gruppo di romeni. Uno vive sulla sponda di Nichelino, uno su quella di Torino. Una vita difficile, scomoda: “Qui, lungo il fiume, è molto umido, e sono pieno di dolori”, spiega uno di loro. Lo chiameremo Andrei: non vuole che il suo nome finisca sulla cronaca.

“Prima lavoravo in sartoria a Bra, non vorrei che si sapesse che ho perso tutto”. Una dignità grande, e una volontà di non arrendersi, anche davanti ai più avversi colpi di coda della sorte: Andrei racconta che la ditta dove lavorava era in cattive acque, e l’ha licenziato senza dargli quattro stipendi. Senza niente, è finito sotto il ponte. “Quando sono arrivato, pensavo di stare poco. E ormai vivo qui”. Ma non si arrende: il nostro amico cerca lavoro: “Ho fatto il sarto, ho il diploma da pasticciere. E sto cercando lavoro da tempo”.

Grande dignità traspare da queste persone, che pur avendo perso tutto non si rassegnano. “Non vogliamo rimanere sotto un ponte, questo è un ripiego”, spiegano. Lì sotto hanno tutto. Nella casetta, ricavata con pezzi di mobili, ci sono tappeti, un fornellino, due materassi. Tutto attorno, però, si estende una montagna di spazzatura. "Sono i rom - ci viene assicurato - che gettano i loro rifiuti dalla scarpata. Noi teniamo pulito come possiamo". Per raggiungere più agilmente il loro rifugio, Andrei e il suo compagno di sfortuna hanno realizzato una scala a pioli. Una situazione analoga anche dall’altra parte del fiume, quella verso Nichelino: anche là sotto, altre baracche testimoniano che altre persone (tutti romeni, ci viene assicurato) vivono di stenti.

Sotto il ponte Torino-Nichelino

Una baraccopoli invisibile, nella quale vivere non solo è scomodo, ma molto pericoloso. Basta una piena del Sangone per mettere a rischio la vita di tutti. Eppure, ci spiegano, sono lì dalla scorsa primavera: "Siamo arrivati a maggio, ormai siamo abituati. Ma siamo qui solo di passaggio” ripete Andrei, quasi a convincersi che prima o poi se ne andrà davvero da quel ponte. “Non voglio rimanere a lungo qui sotto”, conclude, con un sorriso speranzoso.

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