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Cronaca

Costretto a viaggiare con lo scontrino, ma solo per dimostrare che la bici è sua

Per non essere additato come ladro

La storia di un 19enne senegalese raccontata dalla Stampa porta a diverse riflessioni, una su tutte: un adolescente con la pelle nera, a Torino, può possedere una bici pieghevole e di valore come quelle utilizzare dalla gente in carriera? Pare di no, a meno che non dimostri subito che il mezzo è suo e per farlo il ragazzo gira con lo scontrino in tasca. E’ costretto a fare così perché già una volta è stato raggiunto dal sospetto di essere un ladro di biciclette. Lui è un rifugiato “colpevole” di aver ricevuto in dono dalla famiglia che lo ospita la due ruote pieghevole che gli ha causato lo spiacevole episodio alla stazione di Porta Nuova. Incastrato in un pregiudizio. 

Il ragazzo racconta al quotidiano torinese: “Avevo qualche minuto per chiedere un’informazione sugli abbonamenti all’ufficio Gtt. Sono entrato, lasciando la bici fuori. Ho chiesto a un ragazzo di guardarmela, quando sono uscito il ragazzo se n’era andato, ma aveva passato la consegna a una ragazza. Mancavano cinque minuti alla partenza del treno, ho preso in fretta la bici e sono andato verso il binario”. È stato allora che si è sentito afferrare. “Erano in tre, tre agenti. Mi hanno preso la bici e bloccato le braccia. Mi hanno detto “Di chi è? Non è tua”. Poi, mi hanno trascinato all’ufficio Gtt”. Dentro, il peggio. “Hanno domandato di chi era la bicicletta, se fosse stata rubata a qualcuno. Credo che se fossi stato un ragazzo bianco, mi avrebbero chiesto i documenti, magari lo scontrino della bici. Hanno tutto il diritto di controllare, è il loro lavoro. Ma di fronte a tutti mi hanno trattato come se avessi ammazzato qualcuno. Io li pregavo di telefonare ad Anna, la signora da cui abito. Al Gtt ci guardavano, nessuno ha detto niente. Allora mi hanno lasciato andare”. 


 

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