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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Shoppers non a norma: maxi sequestro, giro d’affari da mezzo milione

Trovate oltre 80 tonnellate di buste non a norma, elevate sanzioni per circa 100mila euro

Controllati produttori e grossisti operanti nel settore degli imballaggi per verificare il rispetto della normativa italiana che dall’agosto 2014 vieta e sanziona la commercializzazione dei classici sacchetti della spesa monouso non ecocompatibili e, pertanto, non conformi alla normativa europea. 

I controlli del Nucleo Operativo Ecologico di Torino hanno riguardato sia le aziende produttrici dei sacchetti, localizzate soprattutto in Provincia di Savona e nella cintura torinese, sia quelle dedite alla distribuzione all’ingrosso di questo prodotto nel territorio piemontese.

Ne è emerso un quadro di generalizzata illegalità: in 11 su 14 casi sono state elevate sanzioni a carico delle ditte per un importo complessivo di oltre 95.000 euro e sono state sequestrate più di 80 tonnellate di prodotti non a norma già pronti ad essere messi in commercio, per un valore superiore ai 500.000 euro. 

Gli shoppers vietati sono quelli realizzati in materiale plastico, dotati di manici o bretelle con spessore inferiore a 200 micron (quelli per uso alimentare),  e 100 micron (quelli per uso non alimentare). Tali shoppers, ormai virtualmente scomparsi dalla grande distribuzione, sono al contrario ancora oggi, ad oltre 4 anni dall’emanazione del divieto, molto diffusi nei mercati comunali e rionali e nella piccola distribuzione, in forza dei costi di acquisto estremamente convenienti (fino ad un 1/10) rispetto allo stesso prodotto realizzato in materiale biodegradabile di origine vegetale.    

Il mancato rispetto della normativa ha ripercussioni ambientali ed economiche non indifferenti: da un lato la mancata eliminazione dal commercio degli shoppers monouso in plastica non ha consentito di realizzare l’obiettivo che la normativa europea si prefiggeva e cioè la diminuzione consistente di uno dei principali rifiuti da imballaggio, dall’altro provoca un grosso danno economico a tutte quelle aziende che, rispettose della normativa, hanno investito sulla produzione e distribuzione di imballaggi biodegradabili. 

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