San Salvario, fa discutere il nome di un ristorante che ricorda il soprannome di un ex boss
La replica dei titolari del marchio
Oggi fa discutere il nome ‘Lovigino’ dato a un ristorante aperto a inizio settembre in San Salvario a Torino. È Libera Torino insieme ad altre associazioni a portare l’attenzione sul nome che risulta essere il soprannome di un ex boss della camorra poi diventato collaboratore di giustizia. “Le mafie sono una cosa seria; la morte delle vittime, il dolore dei loro familiari, il disprezzo dei diritti, della giustizia e della democrazia tipici dell’agire criminale, anche. Non si può scherzarci sopra o pensare di farne marketing”, scrivono le associazioni al termine di una nota diffusa ai giornali e pubblicata sul sito di Libera. Il comunicato lancia anche un aupicio: "Vorremmo un Paese capace di scelte simboliche opposte, che non minimizzi il peso delle mafie o banalizzi la loro pericolosità, che non mandi messaggi ambigui e che rifletta con attenzione, su come investire sull’educazione alla legalità democratica e sulla conoscenza della storia delle mafie. E vorremmo cittadini, anche in questa città, che si comportino di conseguenza".
La replica dei titolari del marchio
A chi si chiede se i titolari non sapessero nulla sul nome ‘Lovigino’, sono i diretti interessati a rispondere a TorinoToday: “Siamo i soci che hanno scelto il nome Lovigino. Volevamo controbattere ogni maldicenza posta nei nostri confronti relativamente al nome scelto per il nostro ristorante. La ricerca è avvenuta tramite società di marketing che ci hanno sottoposto svariati nomi. Cercavamo un nome che si avvicinasse al love, al passion e al pleasure e ci hanno proposto 'Lovigino', un nome di fantasia che poteva richiamare il messaggio che volevamo mandare e inoltre suonava anche molto bene. Entrando nel locale non c’è nessun richiamo alla criminalità organizzata e a nessun clan mafioso. Nessuno dei soci ha mai avuto contatti con associazioni mafiose e non c’è nessun riferimento a piatti tipici napoletani. Siamo due persone che lavorano onestamente cercando di portare a casa l’euro in questo momento di gran crisi economica e di certo è lontano da noi il pensiero di delinquere. Abbiamo parentele nelle forze dell’ordine e un capo sicurezza di banche in pensione. Ci dispiace se qualcuno avesse frainteso associando il nome (di fantasia) al clan camorristico e alla malavita che rimarrà sempre lontanissima da noi”.
I titolari hanno poi voluto diffondere una serie di foto dell'interno del ristorante per rimarcare i riferimenti ai princìpi ispiratori del loro locale.