Ai piedi delle montagne l'oasi dei rifugiati, viaggio nel centro di accoglienza di Villar Pellice
Sono 60 e provengono per la maggior parte dall'Africa subshariana. Nel centro di accoglienza di Villar Pellice, a pochi chilometri da Pinerolo, studiano l'italiano e sperano in un futuro migliore
Indossano magliette, pantaloni della tuta e scarpe da ginnastica: qualcuno azzarda l'infradito anche se alle pendici delle montagne della Val Pellice non fa poi così caldo. Non sembrerebbero profughi e invece lo sono, o meglio sono richiedenti asilo, un'etichetta a volte usata impropriamente per identificare le persone che, fuggite dalla guerra, chiedono di essere accolte per una vita migliore. A Villar Pellice, nella nuova struttura Crumiére - hotel inutilizzato da 10 anni - ce ne sono 60 e sono arrivati a trance durante l'arco dell'estate, in un paesino che, di fatto, conta poco più di mille abitanti.
"L'impatto con la cittadinanza è stato forte - ci racconta Diego Mometti, coordinatore della struttura di accoglienza - ma col tempo, amministrazione e parte dei residenti hanno capito e accettato la situazione e sinceramente spero vada sempre meglio". E, in effetti, non è difficile, passeggiando per il paese, notare qualche rifugiato aiutare i cittadini nei lavori quotidiani, negli orti o a spaccare la legna. I 60 ragazzi ospitati nella struttura di Villar Pellice provengono per la maggior parte dall'Africa subsahariana: alle spalle hanno storie difficili, di guerra e disperazione. Giunti in Italia, per 6 mesi - a causa delle leggi in vigore nel nostro territorio - non possono lavorare: "Durante la loro permanenza nella struttura di Villar Pellice - continua Diego - svolgono attività formative e imparano l'italiano. Al termine dei sei mesi previsti dalla legge abbiamo già pensato a percorsi di integrazione e stage lavorativi che possano inserire maggiormente i ragazzi nel mondo del lavoro".
Nel frattempo, tra un pasto e l'altro - a dare una mano in cucina c'è anche qualcuno di loro - i rifugiati partecipano alla vita di quella che può essere chiamata a tutti gli effetti una comunità. Le stanze dell'hotel Crumiére sono accoglienti - possono ospitare dalle 2 alle 4 persone - poi c'è il giardino, la sala relax e le poltrone per guardare la televisione. Tra qualche settimana verrà predisposta una palestra e saranno ultimati i lavori di ristrutturazione dell'edificio. "Apriremo anche un poliambulatorio - afferma Diego - che vorremmo predisporre a tutta la cittadinanza, non solo come servizio aggiuntivo, ma anche come occasione per facilitare l'integrazione tra i ragazzi della struttura e la gente di Villar Pellice". Sì, perchè a seguito dei flussi dei migranti non sono mancate le polemiche da parte dei residenti, per certi aspetti anche comprensibili, ci racconta Diego.
E nell'hotel Crumiére, diventata di fatto la loro casa, i 60 rifugiati stanno bene. Passano il tempo a studiare l'italiano - tra una risata e l'altra - giocano a pallone e danno una mano nelle faccende quotidiane: in cucina, durante i preparativi per il pranzo e la cena, si ascolta musica popolare africana. Tutti sperano in un futuro migliore. Come Alex, fuggito dalla sua terra perchè troppo pericolosa: "Spero in una vita in cui non debba più vedere persone che muoiono a causa delle guerre - racconta -. Spero di avere una famiglia e che i miei figli non debbano vedere mai quello che ho visto io".