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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Cenisia / Via Cesana

Sgomberato l'ex Diatto di via Cesana: rinvenuti reperti romani

La demolizione dell'ex magazzino di via Cesana ha portato alla luce alcuni blocchi precedentemente ubicati in via Botero. Lavori fermi da oggi pomeriggio

La demolizione dei fabbricati dell'ex Diatto, un'azienda dismessa nel quartiere Cenisia di Torino, ha portato alla luce – o per meglio dire riportato alla luce - alcuni resti dell’acquedotto romano, precedentemente ubicati in via Botero.

Una notizia per il quartiere Cenisia, meno per la Città che tempo fa aveva lasciato il vecchio magazzino abbandonato di via Cesana e via Revello in mano al gruppo “Fondo città di Torino”. Da qui la decisione dei tre soggetti – Prelios Sgr, Città di Torino ed Equiter – di spostare i reperti da via Botero a via Cesana. Un trasloco avvenuto a cavallo tra il 2010 e il 2011.

Sul posto, a seguito della notizia, si sono precipitati alcuni autonomi del vicino centro sociale Gabrio e il consigliere comunale di Sel Michele Curto che ha commentato amaramente la “scoperta”. “Non sappiamo da quanto tempo fossero abbandonati quei reperti – chiosa Curto -. Di certo quello che è successo oggi è una vergogna. Non si dovevano avviare dei cantieri sapendo della presenza di questi blocchi”.

L’avvio del cantiere ha sorpreso anche il comitato “Snia rischiosa”, da sempre attento alla salvaguardia dei reperti archeologici dell’area ubicata nella circoscrizione Tre. “Tra due settimane abbiamo un diritto di tribuna e oggi veniamo a scoprire dell’inizio dei lavori – spiegano alcuni membri del comitato -. Per noi questa è una presa in giro. Un tentativo di aggirare il problema. Di quanto successo oggi chiederemo spiegazioni alla Città”.

Resti acquedotto romano in via Cesana - foto Gabrio

Sull’area incriminata il Comune ha in programma di realizzare un complesso con fabbricati e negozi. Per questo motivo all’alba di oggi le forze dell’ordine si sono messe in moto per sgomberare alcuni autonomi. Prima dell’entrata in azione delle ruspe che ha irritato anche l'associazione Pro Natura che ha presentato un esposto in Procura sostenendo che tra le pietre conservate ve ne fossero alcune appartenenti a un antico acquedotto romano

"In tutti i mesi di occupazione - scrive l'avvocato Fabio Balocco, che chiede l'immediato sequestro dell'area - il comitato di cittadini ha avuto cura di conservare tali materiali nella speranza che la Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte venisse a ritirarli per conservarli in un luogo più idoneo. Purtroppo, quello che si temeva è avvenuto".

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