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Cronaca

Vent'anni di ricorsi, ma alla fine il referendum sulla caccia si farà

Nella prossima primavera si andrà al voto in Piemonte per il referendum sulla caccia. Promosso 24 anni fa, sono serviti ricorsi a Tar e magistratura ordinaria per avere l'ok e andare al voto

Più di vent'anni di battaglie legali, ma alla fine il referendum per regolamentare in modo più severo la caccia (e in alcuni casi abolirla) si farà. Lo ha deciso la Corte d'Appello di Torino il 29 dicembre scorso respingendo un ricorso presentato dalla Regione e, di fatto, confermando la legittimità della richiesta di oltre 60 mila persone, che nel 1987 hanno firmato per avere un referendum. Sono passati esattamente 24 anni e ne dovrà passare ancora uno per andare al voto, infatti il "si" o il "no" alla proposta (che deve ancora essere formulata) avverrà non prima della prossima primavera, in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno 2012.

La raccolta di firme fatta nel 1987 non riguardava l'abolizione della caccia perché all'epoca non era una materia regolamentata a livello regionale, ma nazionale. Tra le richieste vi era la protezione di 25 specie selvatiche e il divieto di caccia la domenica. La Giunta regionale dell'epoca, con Governatore Vittorio Beltrami (Dc), varò una legge in cui rientravano alcune delle richieste popolari, ma solo in minima parte. Così iniziò la lunga battaglia legale, fatta da ricorsi al Tar e alla magistratura ordinaria.

Per essere approvato il referendum dovrà raggiungere il quorum, come è stato per gli ultimi referendum su acqua, legittimo impedimento e nucleare. Il Comitato promotore si sta già organizzando e il 17 settembre a Torino è prevista la prima manifestazione, in concomitanza con l'apertura della stagione venatoria.

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