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Cronaca

Fuggono con un lenzuolo dalla comunità e si ritrovano in carcere

Le storie simili e parallele di due rapinatori di banca si sono incrociate in comunità, e nel momento di tornare dietro le sbarre dopo la latitanza. Traditi dall'amore per le compagne, e da qualche disattenzione

 

I carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino hanno arrestato due rapinatori di banca, ricercati da mesi perchè condannati a scontare 20 anni complessivi di carcere. I due non lavorano  in coppia e non sono soci, ma entrambi sono rapinatori e la loro storie private ad un certo punto si sono intrecciate.
 
Già condannati per diverse rapine in banche torinesi, erano stati affidati in prova al recupero sociale, all'interno della stessa comunità. Arrivato il momento di tornare in carcere, la fuga. Quando sono arrivati i carabinieri per revocare loro l’affidamento in prova e portarli in carcere, entrambi si sono accorti dei militari e sono scappati dal retro della struttura appesi ad un lenzuolo.   
Le loro strade si sono divise per poi ricongiungersi dopo qualche mese in carcere. A riportarli dietro le sbarre una serie di colpi commessi per sostenere la latitanza e il legame con le loro compagne, da cui non si sono separati. Seguendole, i carabinieri sono riusciti a rintracciarli e ad arrestarli.
 
Francesco R., 51 anni, senza fissa dimora, è accusato di una serie di rapine aggravate compiute dal 20 marzo al 17 maggio di quest'anno. Lavorava a volto scoperto, entrando in banca come un normale cliente e saltando al di là del bancone dello sportello per svuotare la cassa. I bottini più sostanziosi ammontavano a poche migliaia di euro. Secondo il verbale dei carabinieri, nonostante le riprese delle telecamere di sorveglianza, dove era pienamente riconoscibile, trovarlo è stato difficile a causa della sua abilità, in una prima fase, nel nascondersi presso persone non riconducibili a lui. L'uso di diverse sim e di auto rubate completava la strategia del latitante. E' condannato a 8 anni e 3 mesi.
 
Storia simile per Mauro F., 39 anni, anche lui senza fissa dimora e rapinatore di banche, condannato a 14 anni. Fuggiva da ognuno dei furti con una moto diversa, tutte rubate. A giocare a suo sfavore un caratteristico geco blu tatuato sul collo, dettaglio che non è sfuggito ai testimoni oculari, e la propria disattenzione. Meno attento dei testimoni, infatti, non aveva notato che l'ultima banca rapinata era esattamente di fronte alla caserma dei carabinieri. 
 
 
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