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Cronaca

"Boeti non è stato diffamato": il Tribunale da' ragione al grillino Davide Bono

Davide Bono aveva parlato dei rapporti tra mafia e politica ed il consigliere regionale Nino Boeti l'aveva querelato per diffamazione. Ora, il Tribunale, gli ha dato ragione: non sussiste reato

Archiviati i due procedimenti penali nei quali era imputato il consigliere regionale Davide Bono (M5S), attivati in seguito alle querele per diffamazione presentate dall'ex sindaco di Rivoli Nino Boeti, anch'egli consigliere regionale.

Le vicende che hanno fatto scaturire le querele riguardano i rapporti tra politica regionale e 'ndrngheta, verificatisi qualche mese fa, e vennero alla luce durante l'operazione Minotauro. In particolare si tratta di due episodi distinti, entrambi ritenuti lesivi dallo stesso Nino Boeti per la propria immagine: un video pubblicato sul sito internet del Movimento Cinque Stelle ed un intervento, da parte del consigliere Bono, durante una trasmissione televisiva. In tutti e due i casi, la querela diffamatoria si era fondata sulle parole "Boeti invita a pranzo Salvatore De Masi, boss della 'ndrangheta", ritenute, per l'appunto diffamatorie dallo stesso Boeti.

Il Tribunale di Torino, invece, assolve il consigliere Bono: negli episodi denunciati, infatti, non esisterebbe diffamazione all'onore o alla reputazione di Boeti in quanto si tratterebbe di semplice diritto di critica politica, considerando poi, la conoscenza trentennale del boss De Masi, ammessa dallo stesso consigliere del Pd.

Ciò che risulta preoccupante ai fini politici e sociali non è tanto il fatto stesso del pranzo come incontro sporadico, quanto piuttosto la frequentazione duratura di un boss della 'ndrangheta, noto alle forze dell'ordine dalla notte dei tempi: "Spiace constatare come gli uomini di partito non siano mai in grado di fare autocritica - afferma Davide Bono - di domandarsi come mai i partiti, tanto citati dai più come strumento di esercizio e baluardo della democrazia, non solo non siano in grado di ergere un argine alla contiguità pericolosa tra politica e criminalità organizzata, ma anzi, spesso, ne siano il principale - sebbene inconsapevole - veicolo nella perenne lotta alla conquista del consenso e del potere".

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