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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Prostitute iscritte a registro e con l'obbligo delle tasse, la proposta della Lega

Il fenomeno della prostituzione vale circa 5 miliardi di euro all'anno. In presenza di un vuoto normativo a livello nazionale, la Lega mira a regolamentare il fenomeno almeno in Piemonte

Sono circa 15mila le firme fin'ora raccolte nella sola provincia di Torino a favore del referendum popolare promosso dalla Lega Nord per l'abrogazione della legge Merlin del 1958, il decreto che abolì definitivamente le case chiuse.

La campagna promossa da quelli del Carroccio non si arresta, malgrado il Governo sembri "fare orecchie da mercante" nei confronti di una problematica - quella della prostituzione - che ha preso piede all'interno del territorio urbano in misura sempre più consistente, andando a contribuire al già grave degrado, in specie, delle periferie. Buona parte del fenomeno è infatti aumentato in misura esponenziale a causa del combinato disposto tra immigrazione clandestina e malavita organizzata: la prostituzione, peraltro, oggi vale circa 5 milioni di euro all'anno. 

A fronte dell'inerzia del Parlamento, la Lega Nord, tuttavia, corre ai ripari: non solo propone il referendum, ma in Consiglio regionale presenta una proposta di legge per regolamentare il fenomeno della prostituzione almeno entro i confini piemontesi: “Sull’onda di quanto già presentato dalla Lega in altre Regioni – spiega Alessandro Benvenuto, cosigliere leghista a Palazzo Lascaris - la nostra proposta di legge vuole fare in modo che le prostitute abbiano l’obbligo di iscriversi a un apposito registro regionale, ottengano assistenza sanitaria e trattamenti previdenziali e, aspetto ancora più importante,  debbano versare un’aliquota del 27% per redditi fino a 28.000 euro l’anno e del 40% per proventi superiori”.

Non solo un modo per rimpolpare le casse regionali e destinare magari le risorse al settore sociale, ma anche un modo per abbattere - o se non altro contenere - fenomeni come racket e clandestinità, oggi strettamente collegati alla prostituzione proprio a causa del vuoto normativo. In Italia, infatti, dopo l'abolizione delle case chiuse, il fenomeno non è soggetto ad alcun divieto o proibizione.

"Riuscire a tassare la prostituzione – conclude il consigliere leghista - almeno a livello regionale, significherebbe avere a disposizione risorse ingenti, che potrebbero essere investite nel sociale e a favore delle fasce più deboli o in difficoltà. Si tratta di una proposta basata sul buon senso e che non ammette ipocrisia".

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