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Cronaca Barca / Via Martino Anglesio

Cantiere Barca: una rinascita urbana, grazie alla creatività

Il collettivo berlinese Raumlabor sa creare arte a partire dagli scarti. E un luogo di aggregazione a partire dall'abbandono. La storia della resurrezione di un portico in Via Anglesio

La città come una casa da vivere, interpretare, ridecorare, plasmare: la base del progetto Situa.to, realizzato con una vasta collaborazione fra Comune di Torino e realtà cittadine, è la riappropriazione degli spazi urbani da parte di chi li abita, conoscendoli e modificandoli. Nel quartiere Barca questa iniziativa ha preso la forma di Barca.to, progetto nato da un lavoro dell'antropologa Giulia Majolino – un'analisi dei caratteri urbani svolta attraverso l'esperienza diretta, e l'osservazione di mappe e testimonianze della storia dei quartieri Barca e Bertolla. 
 
“Nel mio caso ho utilizzato i miei strumenti, propri di un'antropologa, e mi sono fatta portare dai luoghi. Uno degli obiettivi principali di questa esplorazione era individuare delle situazioni che avessero del potenziale dove sviluppare de progetti: luoghi precisi con un'energia potenziale di creatività da valorizzare”, racconta Majolino.
 
Il ragionamento si è concretizzato in un percorso che ha coinvolto i giovani del quartiere: dai più piccoli, i bambini delle scuole elementari che hanno partecipato ai workshop realizzati con il dipartimento educativo della Fondazione Merz, ai ragazzi che hanno realizzato un intervento urbano insieme al collettivo di artisti berlinesi Raumlabor, con la collaborazione del Goethe Institut.
 
L'intervento, Cantiere Barca, è iniziato nel 2011, con alcune installazioni di Raumlabor e la realizzazione di uno spazio appositamente pensato per i giovani in Via Anglesio, sotto un portico che una volta ospitava negozi, e con gli anni era caduto in disuso. Nell'estate 2012 si sta realizzando la seconda parte, Nuovi committenti a Barca: dal 18 al 23 giugno, a colpi di trapano e legno recuperato, gli abitanti della Barca hanno fatto manutenzione sulle strutture esistenti e imparato a riutilizzare materiali di scarto.
 
Il portico è un luogo particolare, secondo l'antropologa: “Pur essendo un luogo di periferia ci sono delle dinamiche di solidarietà anche fra le persone che lo abitano. Nel prato vicino al portico ci sono un gallo e una gallina che vengono allevati dai proprietari del bar. Mancano però delle offerte per i giovani: è una zona di case popolari, senza un'offerta culturale di nessun tipo. C'è una sorta di affezione, ma non una valorizzazione vera e propria.”
 
Ora è disseminato di panche a più livelli e strutture in legno, fra cui una frequentatissima versione urbana delle case sull'albero: una struttura in cui si può entrare, fatta di porte, che è il segno più visibile della presenza di creatività. “La risposta del quartiere è stata molto forte - dice Majolino – in alcune giornate c'erano 40 persone che lavoravano, fra chi segava il legno, chi dipingeva, i bambini che giocavano, le donne che aiutavano a cucinare. E' accaduto anche grazie alla grande capacità di coinvoglimento dei Raumlabor: è piaciuta la loro capacità di fare cose belle dai materiali di recupero, che nessuno usa più. Le sedute sono usate tantissimo. Ad un certo punto è comparsa una scritta che diceva: “questo posto è nostro e non si tocca”.”
 
Nonostante la vitalità evidente che si raccoglie intorno alle nuove strutture, e il senso di cura dato dalle installazioni artistiche, il porticato ha ancora per la maggior parte l'aspetto di un luogo abbandonato, in balìa dello spray sui muri e, fatta eccezione per lo spazio anziani, anch'esso molto vissuto, è circondato da serrande abbassate. Dietro le quali nascerà prossimamente qualcosa di nuovo, ancora in via di definizione, che verrà pensato e costruito dai ragazzi del quartiere, gli stessi che avevano, con una raccolta di firme, spinto perché Cantiere Barca continuasse. 
 

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