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Cronaca

Tra legalizzazione e il consumo, quando la cannabis fa discutere

Tassare e controllare la cannabis per controllare il mercato criminale. Il pubblico ministero Padalino: "Non legalizzarla è ipocrita"

Ce lo dicono i dati del Centro Ricerche Smat: a Torino si consumano circa 35mila dosi di sostanze stupefacenti al giorno. Un dato che arriva dritto dritto dalle acque di scarico nelle quali si riversano parte delle sostanze - sottoforma di urina - che compongono le droghe. Il dato più allarmante è quello che concerne l'uso indiscriminato della cannabis con 28mila dosi consumate al giorno.

Il dato è di quelli allarmanti e ancora una volta riporta l'attenzione sulla necessità di controllare il mercato criminale legato a tale sostanza e che ha portato il Governo fino a una proposta di legge per la sua legalizzazione. Un testo dettagliato per "togliere dalla criminalizzazione un mercato di massa", parola di Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Affari Esteri. "Nessuno ha messo in dubbio che la cannabis faccia male - ammette Della Vedova -. Ma qui il problema è un altro: controllare e regolamentare un fenomeno dilagante che spesso porta ad atti criminali e coinvolge le mafie". Per intenderci, l'uso della cannabis dovrebbe essere sottoposta a vincoli, quantità e licenze, un po' come accade per i tabacchi. "Per ciò che riguarda l'autoproduzione e l'autoconsumo si possono coltivare fino a cinque piante, previa segnalazione all'autorità preposta - continua Della Vedova -. La produzione, la trasformazione e la vendita saranno subordinate alla presenza di una licenza concessa dal monopolio di Stato". Ipotesi tutte contenute nella proposta di legge che, secondo il sottosegretario agli Affari Esteri, ha tutti i presupposti per "essere approvata già in questa legislatura".

Un tema caldo quello del consumo di cannabis perchè la linea di confine tra la legalità e il reato, con l'introduzione delle nuove norme sulla riduzione delle pene per il "piccolo spaccio", si è fatta sempre più labile. "Sono calati gli arresti - afferma il pubblico ministero Padalino - ma non perchè è diminuito il consumo di cannabis, anzi. Con le leggi introdotte nell'ultimo anno anche le forze dell'ordine non hanno l'incentivo ad arrestare i piccoli spacciatori perché sanno che saranno subito scarcerati e, soprattutto, i molti stranieri che vengono fermati torneranno in strada appena usciti e riprenderanno da dove avevano interrotto". Un cane che si morde la coda, tanto che, a fronte di tali leggi, il pm Padalino afferma che "non legalizzare la cannabis è ipocrita: se per una pallina non si va in carcere e per dieci grammi si prendono otto anni vuol dire che qualcosa non funziona".

Un problema nel problema perchè se da una parte urge la necessità di legalizzare un fenomeno soggetto alla criminalità organizzata, dall'altra incombe l'aumento smodato del consumo della cannabis, arrivato a fasce d'età quantomeno preoccupanti. Senza contare il fatto che per molti la legalizzazione delle droghe leggere è ancora un tabù. "Ma il carcere non è la soluzione giusta". E lo pensa anche Bruno Mellano, garante regionale delle carceri, secondo cui la cella aumenterebbe di fatto le problematiche dei tossicodipendenti.
 

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