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Cronaca

Processo Caccia, aperto il procedimento contro l'ex panettiere Schirripa

L'imputato è arrivato con ore di ritardo perché mancava l'ordine di traduzione

Alla Corte d’Assise di Milano oggi si è tenuta la prima udienza del dibattimento dove Rocco Schirripa, ex panettiere torinese, è l’unico imputato per l’omicidio del procuratore Bruno Caccia avvenuto nel giugno 1983. Per il reato è già stato condannato all’ergastolo il boss della ’ndrangheta Domenico Belfiore.

Il processo sul delitto Caccia parte male: per un problema tecnico, manca l’ordine di traduzione dell’imputato, Rocco Schirripa rimane bloccato nell’Ufficio matricola del carcere di Opera, in attesa del via libera. Solo all’una, l’imputato finalmente arriva in Tribunale.  

Tra i testi del processo sull’omicidio del procuratore c’è anche Pier Camillo Davigo, il presidente Anm. Tra i 32 testimoni convocati dalla parte civile ci sono pure i vertici di allora dei Servizi Segreti, tutti i magistrati coinvolti nel corso dei decenni nella vicenda, i vertici di polizia e carabinieri, più avvocati e altre persone che si occuparono della vicenda. 

La difesa ha chiesto l’audizione di altri 20 testi, tra cui pentiti della ’ndrangheta e gli investigatori che lavorarono su un’indagine avviata 32 anni fa.  Presenti in aula anche i familiari del procuratore, Paola e Cristina Caccia, che hanno ringraziato, tra gli altri, il Comune di Torino per essersi costituito parte civile.

“Scrivete in modo giusto, senza condizionamenti. Sono innocente”. Queste le parole di Rocco Schirripa rivolte ai cronisti mentre usciva dalla cella all’interno dell’aula a conclusione della prima udienza del dibattimento.


  
 

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