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Cronaca

Processo Musy: moglie amico Furchì denunciata per falsa testimonianza

La donna non ha risposto in modo concreto a quasi nessuna delle domande postegli, rimandando il tutto a un semplice "non so". Un comportamento che non è piaciuto affatto al giudice Pietro Capello

Torna in aula il processo su Alberto Musy, l'ex consigliere comunale deceduto lo scorso 23 ottobre in seguito a un agguato avvenuto sull'androne di casa, in via Barbaroux. A rispondere alle domande della Procura questa volta è stata chiamata Maria C., moglie di un amico di Francesco Furchì, l'imputato accusato di omicidio volontario.

La donna non ha risposto in modo concreto a quasi nessuna delle domande postegli, rimandando il tutto a un semplice "non so". Un comportamento che non è piaciuto affatto al giudice Pietro Capello, il quale ha ammonito più volte la teste esortandola a collaborare e a non "prendere in giro la Corte". Le risposte negate le costeranno una denuncia per falsa testimonianza: ad annunciarlo è l'avvocato della vedova di Musy, Giancarlo Zancan, avendo, la donna, negato anche il contenuto di alcune intercettazioni registrate tra lei e il marito e asserendo che alcune frasi erano riferite a un film che avevano visto.

Felice F., amico di Francesco Furchì nonché marito di Maria C., è sospettato di essere un complice e di aver aiutato l'imputato a procurarsi l'arma del delitto e poi a nasconderla.

Durante la seduta ha preso la parola anche Francesco Furchì. In oltre un'ora ha ribadito la sua innocenza, dicendo che il "vero autore dell'agguato è ancora libero e ancora in giro". Ha inoltre negato di essere stato mai un faccendiere e di essere in grado di tenere in mano una pistola: "Io il killer? Ma se non sono mai stato capace di prendere un'arma in mano! Neanche a militare...".

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