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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

In procura a Torino la cricca non c'era: il giudice assolve tutti dall'accusa di corruzione, a partire dal pm Padalino

Condannati due carabinieri componenti della sua squadra investigativa, ma per reati minori

A Torino non ci sono stati favori in procura né cricche composte da magistrati, funzionari e avvocati. È quanto stabilito dalla sentenza di primo grado pronunciata oggi, lunedì 10 gennaio 2022, dal giudice del tribunale di Milano (competente per territorio) Carlo Ottone De Marchi, che ha assolto l'ex pubblico ministero torinese Andrea Padalino. Nei confronti di quest'ultimo l'accusa (i procuratori aggiunti milanesi Eugenio Fusco e Laura Pedio) avevano chiesto una condanna a tre anni di reclusione per corruzione in atti giudiziari e abuso d'ufficio. Con Padalino, difeso dall'avvocato Massimo Dinoia e oggi giudice del tribunale civile di Vercelli, erano imputate altre cinque persone: tre sono state assolte e due condannate ma nessuna di queste per corruzione in atti giudiziari.

Padalino era stato accusato, insieme all'appuntato dei carabinieri Renato De Matteis (condannato a due anni, cinque mesi e dieci giorni ma solo per abuso in atti d'ufficio, per avere consigliato a due parti offese in un'indagine il defunto avvocato Pierfranco Bertolino) che lavorava nella sua squadra di polizia giudiziaria in procura, di non avere rispettato i criteri di assegnazione automatica dei fascicoli stabiliti nel programma del suo ufficio giudiziario, facendo in modo che alcuni finissero sul suo tavolo. Il tutto in cambio di favori, tra cui cene e visite mediche. Secondo il giudice non c'è stato alcun reato.

"L'integrità morale di De Matteis, ora in pensione - dichiara a TorinoToday l'avvocato Stefano Castrale, difensore del carabiniere -, è stata confermata in quanto non vi è stata alcuna corruzione. Per quanto riguarda il resto, leggeremo la sentenza e decidiamo se fare appello". Oltre a De Matteis è stato condannato, a sei mesi di reclusione, un altro componente della squadra di Padalino, ma solo per non avere indicato in un verbale la presenza dello stesso De Matteis in un interrogatorio.

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