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Ispettori del lavoro in protesta: "Per battere caporalato e morti bianche servono risorse"

Oltre 1000 morti sul lavoro nella sola provincia di Torino nel 2014, lavoratori in nero, caporalato. Per contrastare questi problemi servono risorse che, tuttavia, mancano

Un caschetto di protezione, qualche biro e righello di fortuna, un manuale sulla sicurezza sul lavoro. Con questa immagine emblematica si sono presentati stamane davanti alla Prefettura di Torino una trentina di ispettori e lavoratori del Ministero del Lavoro in protesta contro le precarie condizioni di lavoro nelle quali sono costretti a effettuare le loro attività, attività che - a seguito delle riforme varate dal Governo - risulterebbe alquanto lacunosa per contrastare quelli che sono i principali problemi del settore, quali lavoratori in nero, caporalato e morti sul lavoro.

I numeri sono agghiaccianti e parlano, nella sola provincia di Torino, di ben 1009 morti bianche nel 2014, 643 morti da gennaio a luglio 2015. "Non soltanto subiamo continue aggressioni fisiche e verbali - afferma Gabriele Gilotto di Cgil FP - ma non siamo neppure messi nelle condizioni di svolgere le nostre attività in modo adeguato per contrastare le numerose problematiche che, di fatto, vanno a penalizzare le imprese efficienti". Chi non rispetta le regole, infatti, oltre a sottrarre risorse preziose allo Stato (ogni anno si stimano, in Italia, più di 25 miliardi di evasione contributiva da lavoro), danneggia gli imprenditori onesti e distrugge il mercato del lavoro.

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Presidio Ispettori

Per contrastare tali problematiche, però, servono le risorse, risorse che di fatto mancano e mancano agli ispettori come ai lavoratori. Le richieste sono chiare e senza la minima ombra di dubbio: "Chiediamo più sicurezza per i nostri ispettori, un'organizzazione più snella, che siano dati più strumenti di controllo - affermano le organizzazioni sindacali - e un piano di formazione più costante".

"Non si può davvero cambiare - conclude Gilotto - senza prestare ascolto a chi è in trincea e fronteggia l'area della illegalità diffusa".
 

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