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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio di Canelli: il padre che ha ucciso il figlio è detenuto in ospedale, ma andrà in carcere

Dopo l'accaduto aveva tentato di tagliarsi le vene, i suoi legali avevano chiesto una custodia diversa: "Amava quel ragazzo, impossibile spiegare quel che ha fatto se non con un raptus"

Due storie di depressione che si sono incrociate in modo tragico. È quanto emerso dagli interrogatori a Piero Pesce, il 61enne che all'alba di mercoledì 23 novembre 2022 ha ucciso a coltellate il figlio Valerio di 28 anni nella casa di viale Indipendenza a Canelli, nell'Astigiano. Il ragazzo era tornato a vivere insieme a lui a causa di una forma di depressione per cui aveva dovuto chiudere la tabaccheria di piazza Cristo Re ad Alba, nel Cuneese, dove viveva insieme alla fidanzata Martina. Sembra ormai accertato che il giovane soffrisse anche di una forma di ludopatia e che l'attività avesse anche qualche debito, pare non insormontabile.

Per quanto riguarda la dinamica, sembra ormai scontato che il padre abbia sorpreso il figlio nel sonno. Quando quest'ultimo ha tentato di difendersi e di chiedere aiuto ormai era troppo tardi per fermare la furia del genitore che, una volta realizzato quando aveva commesso, ha anche tentato di tagliarsi le vene, senza riuscirci, prima di chiamare i carabinieri e raccontare tutto. "Non volevo rivivere quanto avevo già vissuto sette anni fa con mia moglie Daniela - ha raccontato al pm Stefano Cotti della procura di Asti, assistito dall'avvocato Giovanna Balestrino (ora affiancata dalla collega Giada Bocellari) - che era morta sette anni fa a causa di un tumore".

Nella mattinata di oggi, venerdì 25, Piero Pesce e i suoi due legali sono comparsi davanti al giudice Giorgio Morando del tribunale di Asti per l'udienza di convalida dell'arresto eseguito dai militari della compagnia cittadina. Non arrivava al carcere ma dall'ospedale di Asti, dove è piantonato, proprio a causa del suo stato di depressione e per scongiurare il rischio che tenti di togliersi la vita. "Adorava suo figlio - hanno detto i legali, che hanno chiesto una misura cautelare diversa dalla detenzione carceraria, che sarebbe incompatibile col suo stato di salute - e ora non desidera altro che ristabilirne la memoria. Era preoccupato per le condizioni del ragazzo, quello che ha fatto non può spiegarsi in alcun altro modo se non come un raptus". Il giudice non ha posto domande, ritenendo sufficiente quanto l'uomo aveva detto ai carabinieri e al magistrato che ha coordinato le indagini. Dopo alcune ore, però, ha respinto l'istanza dei due legali: l'uomo andrà in carcere appena le sue condizioni di salute lo consentiranno.

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