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Sabato, 20 Aprile 2024
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"Sciopero della fame, cos'altro mi resta?", la protesta di un pensionato

Se lo chiede Piero Giorgio Satta, 61 enne che da due giorni protesta in modo estremo davanti al Municipio di Torino. Vuole dimostrare di avere i requisiti per la pensione, ora che ha ricevuto anche la lettera di sfratto

Piero Giorgio Satta ha 61 anni e da due giorni è in sciopero della fame. Ha appeso uno striscione di stoffa davanti al Municipio, sotto la statua che troneggia al centro della piazzetta. Sullo striscione ha scritto: "Sciopero della fame. Cos'altro mi resta?". Il signor Satta arriva dai cantieri di lavoro, ci racconta: "Sai, quelli per i poveracci. Facevo l'autista per i servizi cimiteriali, cose così. Prima lavoravo come operaio in una fabbrica che poi ha chiuso." Dopo la chiusura, è passato ai lavori socialmente utili per due anni, ma non è mai stato assunto. Poi i cantieri. Nel frattempo gli anni passavano, ed è arrivato il momento dell'avvicinamento della pensione.

Mostra le lettere arrivate dal Comune. La prima, datata maggio 2009, lo informa di essere fra coloro che, essendo in possesso dei requisiti per accedere alla pensione, avranno la possibilità di reiterare la fine del cantiere in corso fino al raggiungimento dei contributi richiesti. Lui, in particolare, avrebbe continuato a lavorare nei cantieri fino al 30 novembre 2011. Nella successiva, giugno 2010, si anticipa la fine del suo impegno lavorativo al 30 giugno dello stesso anno, perché non risultano sufficienti settimane di contributi.

Un disguido, secondo Piero Giorgio, che fa ricorso: all'Inps risultano 1587 settimane di contributi, a lui 1767. Una verifica più approfondita gli dà ragione, ma non riesce a far valere questo nuovo calcolo ai fini dell'accompagnamento alla pensione. Nella lettera esposta sulla ringhiera della statua, scrive: "Lo scorso anno parlai con l'assessore Dealessandri, il quale mi disse che non avevo i contributi necessari per la pensione. Ora che posso dimostrare che i contributi in realtà ci sono eccome, e che si è trattato di un tragico errore, si rifiuta di ricevermi".

A un anno e mezzo di distanza dalla fine del cantiere, i risparmi sono finiti, e ieri il signor Satta ha ricevuto la lettera di sfratto. "Questa notte ho dormito a casa", confessa con mezzo sorriso affaticato, "non ho più vent'anni". Ma la notte prima non ha lasciato il presidio davanti alla porta del Comune. Non nega l'esistenza di leggi che, cambiando negli anni, hanno dirottato il suo destino verso la bancarotta. Ma chiede aiuto. "Giuridicamente avranno ragione, ma politicamente fanno schifo", dice. "Ho due figlie, tre nipoti, un quarto in arrivo. Non posso andare a rubare o a spacciare. Non mi va. Cosa devo fare, impiccarmi qui davanti?"

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