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Cronaca

Piazza d'armi e il suo “cammino”, dal pieno centro alla periferia della città

Torino ha sempre avuto bisogno di una piazza per gli eserciti della capitale, ma con l'espandersi della città la piazza d'armi si è spostata più volte

Come ogni capitale che si rispetti, anche la capitale dei Savoia ha avuto per secoli l'esigenza di una piazza d'armi: non un mercato di carabine e spade, ma un luogo dove le truppe dell'esercito possono radunarsi, schierarsi e sfilare in parata per celebrazioni, adunate o preparazione alle battaglie.

Nella Torino di oggi, piazza d'armi corrisponde al “Parco Cavalieri di Vittorio Veneto”: anzi, ufficialmente piazza d'armi a Torino non esiste più come denominazione dal 1974, “sostituita” proprio dal Parco.

Compreso tra corso IV Novembre, corso Montelungo, corso Galileo Ferraris e corso Sebastopoli, il parco ha una superficie di 220.000 metri quadri, estensione che ne farebbe di gran lunga la piazza più grande della città (che non è piazza Vittorio). È diviso nella parte nord e sud, con in mezzo una zona chiusa al pubblico e destinata all'addestramento dei militari (quasi una citazione dell'antico uso di piazza d'armi): nel parco i torinesi vanno per fare jogging, per la pista ciclabile da 2 chilometri, per passeggiare tra viali e prati.

Nel corso dei secoli, tuttavia, la piazza d'armi non è sempre stata qui, in una zona che anticamente era fuori e lontana dal centro urbano. Oggi può sembrare molto strano, ma la prima piazza usata per le adunate dell'esercito era piazza Castello, prima che vi sorgesse la Casaforte degli Acaja. A inizio Seicento, con la prima espansione della città, la piazza d'armi fu spostata in una posizione più “periferica”, ovvero piazza San Carlo, a ridosso del centro ma vicina alla porta sud, ovvero Porta Nuova.

Tra fine Seicento e inizio Settecento, ci fu un nuovo trasferimento della piazza d'armi nell'area dove nel 1825 sarà completata piazza Vittorio (allora Emanuele I, oggi Veneto): qui, l'effetto scenico era esaltato dalla lieve pendenza verso il Po della piazza. Ma è dal 1817 che una vera e propria piazza d'armi si rende di nuovo necessaria per i Savoia, che decisero di stabilirla nell'area compresa tra corso Matteotti, via Volta e la sua continuazione via Camerana, via Assietta e corso Galileo Ferraris: a questa piazza d'armi fu dato il nome di San Secondo, finché nel 1850, a causa dell'aumento demografico, la piazza d'armi di San Secondo venne dismessa e il terreno lottizzato ed edificato con l'inizio del quartiere Crocetta.

Per qualche anno la piazza d'armi torinese si spostò nella zona compresa tra i corsi Matteotti, re Umberto, Stati Uniti e Vinzaglio, poi fu trasferita nel 1872 nell'area compresa tra gli attuali corsi Galileo Ferraris, Einaudi, Castelfidardo e Montevecchio. Questa collocazione resistette fino all'inizio del Novecento, quando l'urbanizzazione della Crocetta si completò: fu costruito il maestoso Stadium, che dopo qualche anno di scarso utilizzo e di ingenti costi di manutenzione fu abbattuto e sostituito dal Politecnico.

La piazza d'armi venne quindi spostata ancora una volta in una zona periferica, nella posizione attuale, dove sorse il quartiere Santa Rita e proprio di fronte fu costruito lo stadio Benito Mussolini, oggi dedicato al Grande Torino (VEDI STORIA DEGLI STADI TORINESI).

Tuttavia, la nuova piazza d'armi fu utilizzata molto poco per parate e adunate militari, perché durante il fascismo venivano preferite collocazioni più centrali e visibili, ovvero di nuovo piazza Vittorio (già ribattezzata Veneto) e piazza Carlo Alberto, ma anche una piazza periferica lì vicino, l'attuale piazza Galimberti, che all'epoca era denominata piazza Balilla, mentre in piazza d'armi atterravano gli elicotteri. In onore della sua storia, la piazza d'armi divenuta parco nel 1974 ha i lati allineati con il “decumanus maximus” e il “cardo maximus” dell'accampamento di epoca romana.

(Nella foto, un'immagine d'epoca di piazza San Carlo, storica piazza d'armi della città di Torino)

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