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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Centro / Piazza Savoia

L'obelisco di piazza Savoia, il monumento alla legge “anticlericale”

Tutti i torinesi sono passati accanto all'obelisco, ma pochi sanno che fu eretto per celebrare una legge che aboliva i privilegi ecclesiastici

In piazza Savoia, a uno degli ingressi del Quadrilatero Romano (qui vicino c'era infatti la porta Susina o Seguisina), sorge un obelisco ben noto a tutti i torinesi. Almeno apparentemente: forse anche a causa del ristretto spazio intorno a esso, capita infatti raramente di fermarsi a osservarlo bene da vicino, e per lo più ci si passa accanto in auto o in pullman.

La storia di questo obelisco affonda le sue origini in un pacchetto di leggi che venne promulgato dal Regno di Sardegna nel 1850 e che regolamentava il rapporto tra Stato e Chiesa: erano le cosiddette leggi Siccardi, la prima del 9 aprile 1850 e la seconda del 5 giugno dello stesso anno.

In un certo senso, le leggi realizzate dal ministro della giustizia piemontese Giuseppe Siccardi possono essere considerate “anticlericali” perché abolirono alcuni privilegi goduti fino ad allora dal clero cattolico: in particolare il foro cattolico, il diritto di asilo e la manomorta (che indica l'inalienabilità dei possedimenti cattolici da parte dello Stato).

All'epoca e fino al 1860 la piazza si chiamava piazza Paesana perché vicina al Palazzo Saluzzo di Paesana in via della Consolata; poi cambiò nome e fu dedicata alla regione francese (e non alla dinastia sabauda). Nel 1851 la Gazzetta del Popolo sostenne l'iniziativa di creare un monumento per celebrare queste leggi, e l'obelisco fu progettato dal pittore Luigi Quarenghi. All'inizio i sostenitori volevano collocare l'obelisco in piazza Carignano, ma poi d'accordo col municipio si scelse la collocazione che conserva ancora oggi (e che ha mantenuto nonostante alcuni bombardamenti durante la seconda guerra mondiale che l'hanno fatto vacillare).

Una collocazione fortemente simbolica, a pochi passi dal Santuario della Consolata e anche dal Palazzo Barolo dove viveva la cattolica Giulia Falletti di Barolo. L'inaugurazione avvenne il 4 marzo 1853, come si legge anche in un'epigrafe incisa sull'obelisco che ne spiega l'origine: “Abolito da Legge IX Aprile MDCCCL il Foro ecclesiastico, popolo e municipio posero IV Marzo MDCCCLIII”. Il foro ecclesiastico a cui si fa riferimento era un tribunale che sottraeva alla giustizia dello Stato gli uomini di Chiesa per le cause civili e anche per i reati comuni (compresi quelli di sangue).

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