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Cronaca

Promozioni nella polizia penitenziaria di Torino: "Rifate quel concorso, non è stato trasparente"

L'attacco dell'Osapp. Due agenti diventano vice-sovrintendenti: per tutti vige la mobilità, ma per loro no

"Rifate quel concorso da vice-sovrintendente poiché non è stato uguale per tutti". Lo dice, riferendosi a un episodio avvenuto a Torino, Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp, sindacato autonomo di polizia penitenziaria. Il concorso è nazionale, scaglionato su tre anni, e prevede la formazione per nuovi vice-sovrintendenti che saranno dislocati sul territorio nazionale a seconda delle scelte compiute dai singoli candidati. Chi aveva deciso di partecipare aveva dovuto indicare, infatti, la sede in cui intende prendere servizio, sapendo che quella sarà la sua destinazione. Non potendo rimanere a Torino, però, molti hanno rinunciato: "Tanti - spiegano dall'Osapp - non avrebbero saputo affrontare il trasferimento di tutta la famiglia".

È accaduto però che due agenti in servizio al tribunale di sorveglianza di Torino, quindi non in carcere, hanno ottenuto di poter svolgere il concorso e restare comunque al loro posto. "Il personale distaccato è indispensabile", si legge nel documento che la direzione generale del personale ha consegnato al dipartimento regionale dell'amministrazione penitenziaria disponendo che i due agenti fossero dispensati dal trasferimento subito dopo la fine del corso, che hanno iniziato il 18 settembre 2023.

"Il problema è che per tutti gli altri non funziona così - prosegue Beneduci, che ha deciso di interpellare il ministro della giustizia Carlo Nordio sulla questione -. La decisione viene presa senza rispettare la normale procedura ed è ingiusta per tutti quelli che, invece, non potendo trasferirsi dovranno rinunciare al passaggio di grado, ma è anche una questione di trasparenza. È un fatto di una gravità estrema che avviene a discapito di altri lavoratori". Beneduci ha chiesto di riaprire il concorso, visto che non è obbligatoria la mobilità, in modo di dare la possibilità anche ad altri di partecipare, e anzi di sopprimere la mobilità stessa.

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