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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Alla Molinette l'ipertrofia prostatica si cura con il "laser verde"

La nuova frontiera per la cura di uno dei disturbi più frequenti tra gli over 50 è il Greenlight laser. La nuova metodica consentirà di operare in sicurezza anche pazienti ad alto rischio

Circa l'80% degli italiani over 50 soffrono di ipertrofia prostatica benigna, ossia in parole povere di ingrossamento della prostata. Questo fa sì che il passaggio dell'urina sia ostacolato, ed è necessario togliere il tessuto in eccesso per ovviare a questo disturbo. Se fino ad oggi l'unico modo per operare era il ricorso al bisturi, alle Molinette c'è stata una vera e propria rivoluzione al riguardo: si chiama "Greenlight laser".

La nuova metodica è stata messa a punto negli Stati Uniti e sfrutta l’azione di un potente laser al tribolato di litio che vaporizza con precisione millimetrica solo l’eccesso di tessuto prostatico, trasformandolo in bollicine di vapore. L’intervento mininvasivo si effettua per via endoscopica in anestesia spinale ed in one day surgery.

"La fibra laser - spiega il professor Bruno Frea, ordinario di Urologia all’Università di Torino e direttore di Urologia universitaria dell'ospedale Molinette -, introdotta dal pene nell’uretra attraverso un sottile cistoscopio, vaporizza con estrema precisione l’area interessata senza provocare sanguinamento. La maggior parte dei pazienti torna a casa dopo una  notte di ricovero e riprende le sue normali attività nel giro di una settimana". Il nuovo metodo del laser verde inoltre non causa emorragie, in quanto determina una coagulazione immediata dei tessuti, non causa incontinenza urinaria, impotenza ed evita le recidive.

Tra le diversità rispetto al recente passato, alle Molinette sarà possibile operare anche pazienti ad alto rischio, come quelli con malattie cardiovascolari, della coagulazione ed i portatori di stent endocoronaci che non sono più costretti a sospendere la terapia anticoagulante e/o antiaggregante. Il laser verde è anche indicato nei pazienti con pacemaker, perché evita il ricorso all’elettrobisturi, generatore di quelle onde elettriche che possono interferire con la stimolazione elettrica dei pacemaker cardiaci.

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