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Cronaca

Tassista di Moncalieri morto dopo mesi di coma, i colleghi: "È stato pestato durante il servizio"

La procura ha disposto accertamenti e ha bloccato il funerale

La procura di Torino ha disposto accertamenti e ha bloccato il funerale di Pasquale Di Francesco, detto Lino (nella foto sotto), un tassista 63enne residente a Moncalieri morto nei giorni scorsi, a metà ottobre 2022, forse per le conseguenze di un pestaggio di cui è rimasto vittima il 23 giugno scorso nella zona meridionale di Torino. Le esequie si sarebbero dovute tenere domani, mercoledì 26 ottobre, nella chiesa di Sant'Antonio Abate in piazza Stampalia.

Secondo una prima ricostruzione di carabinieri e polizia, la notte del 22 giugno in via Nizza angolo via Passo Buole aveva litigato con due persone, una delle quali una donna di sua conoscenza. Allora intervennero le volanti della polizia. La notte successiva, il 23 nella, il tassista incontrò di nuovo la donna e un'altra persona in compagnia nei pressi della stazione della metropolitana Italia '61. Qui si era scatenato un diverbio a seguito del quale il tassista era stato malmenato. In quell'occasione erano intervenuti i carabinieri. Il tassista aveva detto che avrebbe sporto denuncia alla stazione dei carabinieri di via Sommariva. Era poi andato all'ospedale Cto per ferite alla testa allo zigomo. Dal 3 all'8 agosto successivi l'uomo era stato ricoverato all'ospedale Molinette per delle falde e emorragiche ed era stato dimesso. Ricoverato nuovamente l'11, era entrato in coma, in condizioni irreversibili.

È stato ricoverato a lungo in ospedale prima di essere trasferito alla clinica Anni Azzurri di Santena, dove è avvenuto il decesso.

"Siamo stati noi a chiedere un approfondimento - dice a TorinoToday l'avvocato Davide Neboli, legale dei familiari della vittima -. Fino all'autopsia, tuttavia, è impossibile dimostrare il nesso tra i fatti capitati a giugno e il decesso". Intanto, nonostante ci sia indignazione e commozione, i tassisti non hanno organizzato alcuna manifestazione, forse in attesa di capire se ci sia davvero una correlazione tra l'aggressione e la morte. "Lavorare qui in piazza Bengasi è molto difficile - dice uno di loro - proprio a causa della criminalità".

"Si tratta del quinto assassinio subito negli ultimi undici anni - afferma Claudio Giudici, presidente nazionale di Uritaxi -, dopo quelli di Luca Massari, di Alfredo Famoso, di Gino Ghirelli, di Antonio Dodaro.Tutti morti di morte violenta sul lavoro. Sono da ricordare tutti per nome, perché non erano dei tassisti, erano delle persone, con le loro vite, le loro gioie e i loro dolori, le loro famiglie, gli affetti, gli amici. Prima di tutto le più sentite condoglianze alla famiglia ed ai colleghi torinesi. Tuttavia deve essere chiara una cosa: non è possibile che ogni due anni, lavoratori che passano gran parte della loro giornata alla guida, ossia l'ambiente lavorativo più insicuro per eccellenza, abbiano più morti di morte violenta che non per incidente. C'è una vergognosa responsabilità sociale, primariamente mediatica, di sciacalli, ignoranti cercatori di visibilità, vendita di copie, polarizzazione dell'opinione pubblica, che crea un tal odio sociale che poi sfocia in atti di violenza contro gli operatori e le operatrici di questo settore. Questo è un tema che come categoria dobbiamo seriamente affrontare".

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