Delitto Rosboch: parla Gabriele: "Gloria era viva quando l'abbiamo gettata nel pozzo"
L'autopsia smaschera l'ex allievo Defilippi ed esclude che la professoressa di Castellamonte sia morta per annegamento
Il racconto degli indagati è da film dell’orrore. L’assassinio di Gloria Rosboch, l'insegnante di Castellamonte scomparsa da casa il 13 gennaio, emergono nuovi, agghiaccianti particolari. Gloria è stata ritrovata morta in un pozzo nei boschi di Rivara venerdì 19 febbraio. E pochi giorni dopo il suo ex allievo Gabriele Defilippi, accusato dell’omicidio insieme all'amico Roberto Obert e alla madre Caterina Abbattista, ha dichiarato agli inquirenti: "Gloria era ancora viva e si lamentava quando io e Obert l'abbiamo gettata in acqua". Il ragazzo ha poi spiegato: "Dopo averla uccisa abbiamo raccolto in un sacco tutte le sue cose e siamo andati a gettarle in giro per Torino", come si legge nell'ordinanza del gip.
I risultati dell'autopsia, però, hanno escluso che l'insegnante sia morta per annegamento ed hanno confermato la causa dello strangolamento. Parole, quelle di Gabriele, che lasciano spazio a svariate tesi. "Il mio amante mi ha rovinato. Ha preso lui tutti i soldi, sono stato fregato".
Dubbi anche sulla signora Abbattista. La madre ad un’amica avrebbe rivelato: “Gabriele? E' via”. Così il 13 gennaio, giorno della scomparsa di Gloria Rosboch, Caterina rispose su Whatsapp a un'amica che le chiedeva notizie del figlio Gabriele Defilippi. Peccato che agli investigatori avesse detto che era a casa, a Gassino.
Il 13 gennaio, inoltre, Caterina avrebbe fatto e ricevute alcune chiamate da un telefono intestato a Obert. E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare nei confronti della Abbatista, di Obert e di Gabriele Defilippi. Secondo il gip Tiseo, la ricostruzione fatta da Abbattista "risulta del tutto inveritiera". Davanti ai magistrati la donna ha sempre sostenuto di non essersi mai allontanata dall'ospedale di Ivrea, dove lavorava come infermiera e aveva timbrato il badge alle 14.47 (orario di ingresso) e alle 22.55 (orario di uscita). Tuttavia, in quelle ore la donna - secondo l'accusa - si è recata a Montalenghe: le celle telefoniche hanno infatti agganciato il sul cellulare, dal quale avrebbe fatto una telefonata alle 19.19.