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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Caso Caccia, dopo 32 anni la svolta: arrestato il presunto killer

Ha 64 anni ed è stato fermato questa notte a Torino, dove vive e fa il panettiere. L'omicidio del giudice è avvenuto il 26 giugno del 1983

Svolta nel caso Caccia. Dopo 32 anni dall'omicidio del giudice, avvenuto il 26 giugno del 1983, questa notte gli agenti della Squadra Mobile hanno arrestato uno dei presunti killer. Il suo nome è Rocco Schirripa, ha 64 anni, è di origini calabresi e faceva il panettiere in zona Parella, precisamente in piazza Campanella.

Soprannominato "Barca", Schirripa è un pluripregiudicato legato agli Ursini-Belfiore, famiglia di spicco della 'ndrangheta calabrese e molto potente soprattutto negli anni '80 e '90.

Il fermo è stato eseguito al termine dell'indagine coordinata dalla Procura di Milano - nelle persone dei pm Ilda Boccassini e Marcello Tatangelo - che dal giorno dell'omicidio-Caccia ha preso in mano il caso.

Schirripa ha alle spalle parecchi precedenti penali: era infatti già stato arrestato nel 2001 per droga e nel 2008 nell'ambito dell'operazione "Minotauro", prima di essere nuovamente fermato nel corso delle indagini per la latitanza del boss Giorgio Demasi.

Per il delitto era già stato condannato all'ergastolo, nel 1993, il mandante Domenico Belfiore, uno dei capi della 'ndrangheta a Torino, che a giugno ha ottenuto i domiciliari per motivi di salute. Belfiore ammise che era stata la 'ndrangheta ad uccidere Bruno Caccia e il motivo principale fu che "con il procuratore Caccia non ci si poteva parlare".

Nel commentare l'arresto di Schirripa, il sindaco Piero Fassino ha detto di augurarsi che si possa finalmente far luce sul caso e consegnare tutti i responsabili alla giustizia, ricordando infine come l'omicidio di Caccia sia una ferita aperta da oltre trent'anni. Marcello Maddalena, procuratore generale di Torino, ha detto che la figura di Bruno Caccia ha lasciato un segno indelebile in tutti i magistrati, non solo torinesi.

Nel pomeriggio, Schirripa è stato portato a Milano, dove domani sarà probabilmente interrogato nel carcere di San Vittore.

LE INDAGINI. Sono state riaperte dopo la richiesta dei figli, arrivata nel 2013. “E' davvero improbabile che il boss Belfiore abbia agito da solo e senza un movente – spiegava allora Fabio Repici, l'avvocato dei figli -. Sull'indagine sulla morte di Caccia ci sono ancora troppi buchi".

Recita la targa che ricorda l'omicidio del magistrato Bruno Caccia: "Il 26 giugno 1983 qui è caduto, stroncato da mano assassina, nel pieno della sua lotta contro il crimine, Bruno Caccia. Procuratore della Repubblica, medaglia d’oro al valor civile, strenuo difensore del diritto, luminoso esempio di coraggio e fedeltà al dovere". L'assassinio è avvenuto verso le 23,30. Il giudice stava portando da solo a passeggio il proprio cane quando è stato affiancato da una macchina con due uomini a bordo. Quattordici i colpi sparati.

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