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Cronaca

L'omelia dell'Arcivescovo Nosiglia: "Natale è la festa della gioia"

L'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia nell'omelia della Messa di Natale di mezzanotte: "Senza il Salvatore, nato a Betlemme, è illusorio pensare di costruire un mondo diverso"

“Il Natale” è “la festa della gioia, non quella che deriva dal chiasso di una discoteca o dall’esplosione di una festa dove si mangia, si beve e si balla, non dall’avere ricevuto un regalo costoso e che ci fa felici. No: la gioia del Natale sta nelle cose semplici e povere, ma che hanno in se stesse il sigillo di Dio. È la gioia di Dio che ci fa sentire amati e non più soli a lottare e sperare in questi tempi difficili e faticosi”.

Monsignor Cesare Nosiglia è chiaro, nella sua omelia per la Messa di Natale di mezzanotte. L’Arcivescovo si è dimostrato preoccupato per il rischio di farsi “espropriare il Natale”, rendendola una festa esteriore, chiassosa e  consumistica o ideologica”. Il Natale, invece, è la festa “della vera gioia di cui ha bisogno il nostro cuore e a cui anela nel profondo il nostro animo: la cerchiamo tale gioia e la desideriamo, perché siamo stati fatti per questo: creati da un Dio, che è pienezza della gioia, non possiamo sfuggire al suo fascino e al suo desiderio”.

“Questa notte risuona in tutto il mondo questa buona notizia, che rallegra il cuore di chi è solo, malato o ingiustamente condannato, immigrato e rifugiato, sottoposto a violenza e miseria morale o materiale. Oggi: non solo oltre duemila anni fa, perché anche nel nostro tempo c’è bisogno di un Salvatore. Per ogni uomo, debole e peccatore, povero o ricco, sofferente o solo, il Natale ha un dono, che è fonte di amore e di speranza: quello di poter contare su Dio, che si fa nostro fratello, amico e Redentore”, ha proseguito l’Arcivescovo, sottolineando poi come ciascuno abbia delle speranze, e che Cristo è venuto ad aiutare l’uomo a compierle.

“Proprio per questo siamo qui, per sentirci dire che Gesù è venuto ad aiutarci a compiere le nostre speranze, vivendole con noi, solidale e vicino, ogni giorno. Lui, infatti, oltre che un sincero amico è anche il Dio con noi. Solo chi conosce e incontra questo Dio con noi può nutrire una speranza certa e definitiva: quella di essere amato, perdonato, accolto sempre e comunque. Sì, solo l’esperienza di questo amore forte e assoluto, che nemmeno la morte può distruggere, garantisce la realizzazione delle speranze umane; e questo amore è Gesù Cristo. Lui è il nome della grande speranza a cui ogni cuore anela, lui è la pienezza della pace e della giustizia, lui è il compimento ultimo della felicità. Di questa speranza ha bisogno oggi l’umanità, perché senza il Salvatore, nato a Betlemme, è illusorio pensare di costruire un mondo diverso, dove la dignità e i diritti di ogni uomo e donna, bambino o adolescente, disabile o malato terminale, immigrato o senza dimora vengano non solo rispettati, ma promossi e garantiti, e dove proprio chi meno conta nella società e appare per molti un peso inutile diventa il più fecondo di frutti abbondanti di amore per tutti”.

Nosiglia ha a quel punto ripensato alle tante persone che incontra nella sua vita pastorale: chi si impegna nelle parrocchie, nell’aiuto a malati e anziani, e anche i giovani seminaristi. “Sono questi giovani e adulti gli uomini e le donne di speranza, che celebrano il Natale ogni giorno riconoscendo Gesù nel loro prossimo e che gli angeli sulla grotta di Betlemme hanno proclamato «di buona volontà»”. Proseguendo nell’omelia, li ha chiamati “uomini e donne del sì”: “In Gesù Cristo c’è il più grande «sì» di Dio all’umanità”.

“ll mio augurio, cari amici, è dunque che in questo Natale rinnoviamo la nostra preghiera affinché la fede in Cristo e la speranza in lui, che dà risposta ai bisogni più profondi del nostro cuore, ci sostengano nel cammino della vita e ci diano il coraggio di costruire, nella luce di Dio, rapporti di pace e di amore, in famiglia e nella società”.

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