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Cronaca

No Tav, Digos: "Non abbiamo sparato proiettili di gomma né lanciato pietre"

Giuseppe Petronzi, dirigente della Digos, afferma che non sono stati sparati proiettili di gomma. Dal viadotto dell'autostrada del Frejus, inoltre, gli agenti non hanno scagliato pietre e macigni sulle teste dei manifestanti: si è trattato di alcuni "lacrimogeni a mano"

Ribadisce quanto era trapelato già domenica sera dopo gli scontri in Val di Susa la Digos di Torino. Ma le polemiche non accennano a diminuire. "Non stiamo parlando del movimento No Tav - dicono dalla Questura - ma di un gruppo di 300 persone, che definiamo per convenzione black block a causa del loro abbigliamento, che si sono comportate in modo aggressivo". 

Giuseppe Petronzi, dirigente della Digos, ha parlato dei disordini nei boschi vicini alla frazione Ramat, dove c'é un'area archeologica, dalla parte opposta rispetto al corteo "istituzionale" di Chiomonte. "Noi riteniamo di avere operato secondo le regole di ingaggio, servendoci in maniera appropriata solo del normale materiale in dotazione".

La questura di Torino lascia trapelare una versione diversa da quanto sostengono alcuni manifestanti: "Non sono stati sparati proiettili di gomma: il materiale non è in dotazione. Dal viadottodell'autostrada del Frejus - sostiene sempre la Questura -  gli agenti non hanno scagliato pietre e macigni sulle teste dei manifestanti accalcati sotto i piloni: si è trattato di alcuni "lacrimogeni a mano", gettati per disperdere chi si avvicinava alle recinzioni del cantiere.

NO TAV: "LACRIMOGENI AD ALTEZZA UOMO"

L' Ugl della Polizia ha consegnato al Ministro dell'Interno, al Prefetto e al Questore di Torino una lettera di richiesta per ottenere "il divieto di effettuare manifestazioni in valle di Susa in corrispondenza del Cantiere interessato ai lavori Tav". Lo rende noto il vice segretario nazionale, Luca Pantanella. "Pur esprimendo la nostra preoccupazione per quanto sia da ritenere impopolare, la nostra richiesta - spiega il vice segretario - è supportata dalla reiterata incapacità degli organizzatori di controllare le frange estreme che nulla hanno a che vedere con i manifestanti della Val di Susa".

"I No Tav paghino i costi degli scontri durante le manifestazioni in val Susa li paghino i no Tav": lo sostiene il sindacato di Polizia Coisp. "I costi economici non devono ricadere su tutti i cittadini italiani", afferma il segretario generale, Franco Maccari. "Il G8 di Genova - sostiene il sindacalista - è un esempio eclatante di come lo scempio causato ad una città durante manifestazioni 'pacifiche', valutato, per difetto, in oltre 50 milioni di euro di danni materiali diretti, sia poi ricaduto su tutti noi". 

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(ANSA)

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