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Cronaca

"Dopo non si è separata", ma per la Cassazione non è una motivazione sufficiente a evitare l'accusa di violenza sessuale

Respinto il suo ricorso

Condannato nel 2020 per avere tentato di violentare la moglie tentando di addormentarla con l'acetone, aveva presentato ricorso sostenendo che la donna non aveva neanche avviato le pratiche per la separazione, ma non ha convinto i giudici della Corte di Cassazione, che hanno rigettato la sua istanza e anzi hanno precisato che non si tratta di un tentativo, ma di violenza sessuale consumata in quanto lui aveva strusciato i suoi genitali contro quelli di lei, invadendone quindi la sfera sessuale.

Il provvedimento risale allo scorso 20 settembre 2021 e conferma le condanne emesse prima dal tribunale e poi dalla corte d'appello di Torino per un caso avvenuto nel Torinese. Il sostituto procuratore generale Pietro Molino aveva chiesto l'inammissibilità del ricorso. Secondo la versione dei difensori dell'imputato, invece, non si sarebbe configurato il reato per una serie di motivi tra cui, oltre quello della mancata richiesta di separazione, su cui comunque la Cassazione non è competente non potendo rientrare nel merito della vicenda.

Un unico presupposto, quello che l'uomo avrebbe desistito volontariamente dalla violenza sessuale, la Corte si esprime sull'illegittimità dicendo che "la desistenza non fu affatto volontaria, come richiede espressamente la norma in esame, ma dovuta alla pronta reazione della persona offesa, la quale, svegliatasi, nonostante l'acetone che fu costretta ad inalare, riuscì a scalciare e a mordere l'imputato, e, quindi, a rinchiudersi nel bagno, da dove telefonò a un'amica, raccontandole l'accaduto e chiedendole aiuto".

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