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Cronaca

Musy, in aula: "Francesco Furchì pressava per essere capolista"

Due testimoni ricordano le telefonate che Furchì faceva a Musy prima delle elezioni del 2011. Il suo obiettivo era quello di essere messo come capolista della lista civica "Alleanza per la città"

Francesco Furchì fece molte pressioni sull'allora candidato sindaco di Torino Alberto Musy per diventare capolista, ma la sua richiesta non venne mai assecondata. E' quanto hanno raccontato oggi in aula due testimoni molto vicini all'ex consigliere comunale, vittima di un agguato in via Barbaroux nel marzo 2012 e deceduto dopo diciannove mesi di coma.

Si raccontano decine e decine di telefonate fatte da Furchì prima delle elezioni del 2011. Il suo obiettivo era quello di essere il primo della lista civica "Alleanza per la città", ma Musy non accettò nonostante la "ricca" offerta ricevuta di duemila voti quasi garantiti. "Musy - ha detto suo un collaboratore dell'epoca - mi raccontava di pressioni di Furchì. Faceva quattro o cinque telefonate al giorno chiedendo fondi per la campagna elettorale, in particolare per un evento di chiusura".

Visto il muro trovato, Furchì decise di cambiare aria. "Alberto mi disse che il professor Pier Giuseppe Monateri gli aveva presentato uno forte - ricorda un secondo testimone -, che essendo presidente dell'associazione Magna Grecia avrebbe potuto portare tutti quei voti (circa duemila). Quando gli dissero che non sarebbe stato capolista, Furchì se ne andò sbattendo la porta". Alle elezioni successive, quelle che decretarono Piero Fassino sindaco, Francesco Furchì prese appena 57 voti.

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