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Cronaca

5mila artigiani e commercianti piemontesi a Roma: "Siamo allo stremo"

L'appuntamento è alla manifestazione del 18 febbraio a Roma, in piazza del Popolo. Dal Piemonte arriveranno in 5mila. "Non cogliamo da parte della politica un’attenzione e una determinazione all’altezza della gravità della crisi"

Sono oltre 5mila. Sono artigiani e commercianti piemontesi, uniti a tutti i colleghi romani alla manifestazione che il 18 febbraio si terrà a Roma, in piazza del Popolo. Una mobilitazione promossa da Rete Imprese Italia, l’associazione che raggruppa Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti, sotto lo slogan “Riprendiamoci il futuro – con le imprese cresce l’Italia”: la richiesta è di dare, finalmente, una svolta al governo per facilitare il lavoro nel nostro paese; e, se si pensa che le piccole medie imprese di commercio, turismo, servizi e artigianato, per quanto riguarda il solo Piemonte, sono 400mila (il 90% delle imprese regionali) si capisce che dare ascolto alla voce di chi questa crisi la patisce più di tutti è oltremodo urgente.

Qualche dato. L’artigianato piemontese segna una perdita di 3.259 imprese, un saldo negativo di -2,45 % (-1,94% quello dell'Italia), rispetto al -1,67 % del 2012 (-1,39% Italia). Oggi le imprese artigiane sono 129.755. Nel 2009 erano più di 136.000. Tra le province Biella (-3,60%) e Verbania (-3,30%) segnano le maggiori perdite, mentre Torino (-2,11%) e Cuneo (-2,13%) le minori.

Per il commercio, nel quale dal 2008 le chiusure e i fallimenti sono all’ordine del giorno, i numeri rimangono negativi. Nel periodo gennaio/dicembre 2013 nel commercio al dettaglio (commercio fisso più ambulantato) si sono registrate 4130 chiusure (3142 nel commercio fisso e 988 nell’ambulantato) contro le 2397 aperture, con un saldo negativo di 1733 unità. Nel solo commercio fisso il settore più in sofferenza si conferma quello dell’abbigliamento, che da solo fa registrate un saldo negativo di 454 unità (714 chiusure contro 260 aperture). Ristoranti e bar registrano rispettivamente 1058 e 998 chiusure. Un massacro. Un’ecatombe che si sta svolgendo in un contesto difficilissimo per le imprese, dove a fronte di un continuo calo dei consumi la pressione fiscale ha ormai ragigunto il 55%, mentre la burocrazia richiede circa 120 adempimenti fiscali l’anno: uno ogni tre giorni.

 “I tanti perché della manifestazione del 18 – afferma Rete Imprese Italia del Piemonte - stanno tutti in questi numeri, che non hanno fatto che peggiorare dal 2008, anno di inizio della crisi. Gli operatori del commercio e dell’artigianato sono allo stremo: si deve trovare una risposta immediata, concreta ed efficace, in grado di ridare speranza alle tantissime piccole e medie imprese che - in Piemonte come in Italia - costituiscono il tessuto produttivo del Paese. È necessario un deciso cambio di rotta nelle politiche pubbliche, locali e nazionali, seguite negli ultimi anni. Bisogna aggredire con decisione la spesa pubblica improduttiva e i costi della politica, ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie, disboscare la selva di adempimenti burocratici che gravano sulle imprese. Chiediamo che siano ridotti i vincoli e i costi sul lavoro per assumere più giovani, che le banche tornino a investire sull’economia reale, che i pagamenti dei debiti da parte dello Stato siano certi e rapidi.

“Solo in questo modo si potrà imboccare con decisione la via della ripresa dell’economia, dei consumi e dell’occupazione. Come sempre le nostre imprese sono pronte a fare la loro parte: lo hanno dimostrato in questi anni difficilissimi, nei quali sono state elemento di coesione sociale. Ma non possono essere lasciate sole. Lo straordinario numero di adesioni che stiamo ancora adesso ricevendo da parte degli operatori che vogliono partecipare alla manifestazione del 18 è il segno della loro esasperazione, alla quale la politica deve finalmente delle risposte. Ma le risposte devono arrivare subito: ne va non solo della sopravvivenza delle nostre imprese, ma anche della tenuta sociale del Paese”.

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