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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Scoperti due macelli clandestini per la Festa musulmana del sacrificio: 30 denunciati

Non rispettate le norme igieniche

Scoperto, chiuso e sequestrato un mattatoio clandestino in via Case Sparse a Mappano nel quale stavano per essere macellati clandestinamente centinaia di ovini e caprini in occasione della festa musulmana del Sacrificio, iniziata venerdì 31 luglio 2020. E proprio quel giorno i carabinieri della compagnia Torino Oltre Dora, in collaborazione con i colleghi del nucleo antisofisticazione sanità (Nas) e del gruppo forestale, sono intervenuti e hanno denunciato il titolare, un imprenditore italiano di 64 anni, per macellazione clandestina, uccisione di animali, ricettazione, abbandono di rifiuti e porto di armi, in quanto è stato sorpreso mentre macellava gli animali senza alcun rispetto delle norme igienico-sanitarie relative alla macellazione e allo smaltimento di animali morti.

Le indagini successive al blitz hanno permesso di identificare e denunciare 25 maghrebini, in quanto in concorso tra loro avrebbero partecipato alla macellazione abusiva di capi di bestiame.

Nel mattatoio clanestino sono stati trovati e sequestrati 26 capre, di cui due rubate, 106 pecore, un toro, un asino e una valigetta con all’interno 10 utensili (coltelli e forchettoni) utilizzati per la mattanza degli animali i capi di bestiame. I capi di bestiame sono stati in custodia all’imprenditore e il servizio veterinario dell’Asl To4  ha provveduto alla rimozione delle carcasse e delle parti sezionate degli ovini e caprini rinvenuti nel macello clandestino.

Caso analogo a Buriasco

Nella stessa giornata un altro macello è stato scopertto in regione Canali a Buriasco. Il titolare dell'attività è stato denunciato per macellazione clandestina, tre (che hanno dichiarato di avere partecipato alla macellazione) per uccisione di animali e in totale venti persone sono state identificate in un blitz di carabinieri forestali, carabinieri di Villafranca Piemonte e veterinari dell’Asl To3. Le carcasse sono state sequestrate e poste nella cella frigorifera dell’azienda, con i sigilli, in attesa che la magistratura ne autorizzi lo smaltimento a carico del proprietario dell’allevamento.

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