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Cronaca Chiomonte

Il Movimento No Tav scrive ad Amnesty International: "Clima di minacce"

Nella lettera alla presidente della sezione italiana di Amnesty, Chiristine Weise, i No Tav descrivono un "clima di minaccia ed annunciate violenze che i politici torinesi stanno creando"

Non hanno intenzione di mollare. La vallle è la loro vita, il posto in cui vivono e vogliono continuare a stare, in pace. La violenza non fa parte del Dna dei No Tav. Il Movimento No Tav scrive ad Amnesty International per denunciare il "clima di minacce e annunciate violenze" nei confronti della protesta contro la costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione. Nella lettera, indirizzata alla presidente della sezione italiana di Amnesty, Chiristine Weise, i No Tav descrivono un "clima di minaccia ed annunciate violenze che i politici e gli imprenditori torinesi stanno creando contro il sacrosanto diritto di noi cittadini di protestare in modo pacifico".

"Da anni - affermano i No Tav - facciamo informazione corretta su un progetto totalmente inutile, dannoso per la salute dei cittadini della Valle di Susa e deleterio per la già precaria economia italiana. Chiediamo che il denaro pubblico destinato al Tav possa essere usato per opere utili ai cittadini come scuole e ospedali, ma la lobby che supporta il progetto ha il solo obiettivo di intascare i fondi europei destinati all'opera". Dopo questa premessa, la lettera ricorda i fatti di Venaus del 2005, descritti come una "brutale aggressione da parte dalle forze di polizia", e sottolinea che "allora la Sezione Italiana di Amnesty International prese posizione ufficiale contro le violenze gratuite perpetrate quella notte".

Venendo ai fatti di questi giorni
, la lettera afferma che "il mondo politico e imprenditoriale auspica con bellicose dichiarazioni una soluzione 'militare da parte delle Forze dell'Ordiné per liberare entro il 31 maggio l'area de La Maddalena onde non perdere il finanziamento europeo". Il movimento No Tav conclude chiedendo ad Amnesty aiuto per la propria battaglia "almeno per tentare di risvegliare le coscienze di tutte le persone che hanno il diritto di sapere la verità su ciò che sta per accadere in Valle di Susa".

Intanto sono più di 500, secondo il movimento No Tav, le persone che hanno passato la notte al presidio di Chiomonte. L'apertura del cantiere dovrebbe avvenire entro domani, scadenza fissata dall'Unione Europea per avviare i lavori ed avere quindi diritti ai finanziamenti comunitari. Anche se non è escluso che ci sia un piccolo slittamento, l'attesa del movimento No Tav è molto alta e da uno dei siti più seguiti si rinnova l'invito alla mobilitazione. "Domani - si legge su notav.eu - è la fatidica data del 31....e noi dobbiamo essere ancora di più dei già tanti di questa notte".

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