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Cronaca Aurora / Corso Verona

Mesi d'inferno all'Ufficio immigrazione di Torino: i lavoratori interinali non saranno rinnovati. Disagi e ritardi in vista

La denuncia del sindacato Siulp che attacca la politica

Caos in vista all'Ufficio Immigrazione di corso Verona a Torino. Ad una ventina di lavoratori interinali, infatti, non verranno rinnovati i contratti.

La denuncia arriva dal sindacato Siulp (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia) Torino, attraverso il suo segretario generale, Eugenio Bravo.

"Non sappiamo le ragioni di questa sconsiderata e poco lungimirante decisione, né se la stessa dipenda da questioni di carattere economico inerenti la Corte dei Conti. Sentiamo solo di manifestare tutta la nostra disapprovazione unita ad una grande preoccupazione per quanto attiene alla funzionalità dell’Ufficio Immigrazione, già oggi costretto a gravi ritardi nell’evasione delle richieste di regolarizzazione avanzate dai cittadini stranieri", spiega Bravo, che non si capacita del fatto "che non sia stato possibile garantire il rinnovo del contratto di lavoro fondamentale per la funzionalità di un ufficio tanto delicato e tanto ingiustamente criticato anche dai media i quali, sanno soltanto strumentalizzare e scaricare la responsabilità sui poliziotti, senza analizzare le cause che sono chiaramente politiche". 

Il sindacato ora attacca la politica, ad ogni livello: "Non staremo a guardare. E non vogliamo che passi il messaggio che sia colpa della Polizia di Stato. Gli operatori sono da troppo tempo in emergenza, sovraccarichi di lavoro e con ritmi che ricordano i cottimisti. I cittadini chiedono servizi migliori, risposte certe e veloci alle loro esigenze personali. Ma senza interinali sarà ancora peggio. Sarebbe auspicabile che qualche forza politica abbia la bontà di rendersi conto della gravità della situazione ed agisca di conseguenza affinché l’Ufficio Immigrazione non diventi la cenerentola e i suoi utenti dei 'poveretti' abbandonati a loro stessi e con un amministrazione comunale che sembra campione di indifferenza e nutrita dal mantra del 'non mi compete', lasciandoli in balia di una grave criticità annunciata e con un malcontento che aumenterà inevitabilmente", conclude Bravo.  

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