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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Insulti nazisti su Zoom durante la Giornata della Memoria: indagato anche un ragazzo torinese

Insieme ad altri sette

C'è anche un ragazzo torinese, 17enne, tra gli otto indagati e perquisiti dalle Digos italiane su ordine della procura di Milano ieri, martedì 26 ottobre 2021, con l'accusa di accesso abusivo a un sistema informatico, violenza privata, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa per alcuni cori fascisti e insulti antisemiti sulla piattaforma Zoom in occasione dell'ultima Giornata della Memoria. Come quasi tutti i giovani coinvolti, che non appartengono a gruppi politicamente orientati, anche lui ha detto di aver compiuto un gesto goliardico, minimizzando le conseguenze delle loro azioni.

L'inchiesta, coordinata dal pm Francesco Cajani, è partita da un duplice accesso abusivo a Zoom. La sera del 26 gennaio 2021, in occasione della Giornata della Memoria, l’Associazione Italia Israele di Venezia aveva organizzato un convegno in diretta streaming, intitolato ‘Eludere il significato della Shoah: memoria collettiva e razionalità sociale. L’olocausto come espressione della logica interna della modernità occidentale?’. Fin da subito la conferenza era stata disturbata da una intromissione di voci di più persone, tra frasi inneggianti a Mussolini, offese contro gli ebrei e bestemmie, accompagnate da musica tipica del ventennio fascista.

La seconda intrusione, invece, aveva avuto luogo il 4 febbraio 2021, sempre in occasione della Giornata della Memoria, quando il Comune di Cinisello Balsamo aveva organizzato tre incontri didattici in streaming intitolati ‘Lo zaino della memoria’, a cura del professor Raffaele Mantegazza e rivolti agli studenti delle scuole medie e superiori. Al terzo incontro, nel corso della videoconferenza si erano intromesse diverse voci con frasi inneggianti al duce e a Hitler, ingiurie contro gli ebrei e bestemmie.

L’attività investigativa, concentrandosi sulle analisi dei file di log associati agli account della piattaforma Zoom da cui erano partite le incursioni audio e video, ha consentito in un primo momento la localizzazione dei dispositivi da cui erano partiti gli insulti. Le perquisizioni hanno poi portato la polizia a individuare, all’interno di diversi nuclei familiari, i ragazzi che si erano connessi alla piattaforma per le incursioni: con il 17enne torinese ce ne sono altri sei, più un 21enne milanese. Tutti interagivano in una chat su Telegram denominata ‘Zoommannari’ (che al momento non risulta più attiva ed era già stata fonte di altri episodi simili investigati dalla polizia), nella quale venivano lanciate e condivise le azioni di hackeraggio e cyberbullismo poi portate a termine.

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