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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Terrorismo, indagati altri due torinesi: studentessa propagandava per l'Isis

I due sarebbero sospettati di essere in stretta connessione con la cellula Isis italiana smantellata ieri grazie a una complessa operazione portata a termine dalla questura di Brescia

Ci sono anche una studentessa universitaria residente nel quartiere Barriera di Milano e un operaio di Alpignano tra gli indagati torinesi per terrorismo, collegati alla cellula che operava a Ciriè-Lanzo e in stretta connessione con la città albanese di Synej.

I due indagati sono insospettabili: non hanno precedenti di polizia, nè risultano affiliati ad ambienti fondamentalisti, presenti da molto tempo nel torinese. Le perquisizioni effettuate all'interno delle abitazioni della studentessa di Barriera e dell'uomo di Alpignano hanno permesso agli agenti di rinvenire elementi utili per ricostruire le loro attività. Entrambi, attraverso ore di lavoro sul web, ricevevano e distribuivano ad affiliati e simpatizzanti dello Stato Islamico, materiale di propaganda, con testi, immagini e video talvolta sconvolgenti, senza censurare scene di decapitazioni e uccisioni di massa (alcune peraltro molto recenti).

I due sarebbero sospettati di essere in stretta connessione con la cellula Isis italiana smantellata ieri grazie a una complessa operazione portata a termine dalla questura di Brescia. In manette sono finiti zio e nipote di origini albanesi (il secondo residente a Ciriè) e un ragazzo di origini marocchine residente a Lanzo. Quest'ultimo, in particolare, è sospettato di essere l'autore del documento di propaganda islamica recentemente apparso sul web, interamente redatto in italiano e dal titolo "Lo stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare".

Molto scalpore ha fatto, inoltre, l'arresto del ventunenne residente a Ciriè, da tutti definito insospettabile. “Mio figlio – ha detto l’uomo – è un bravissimo ragazzo, ci metto la mano sul fuoco. Ma se è un terrorista lo ammazzo io stesso”. Una famiglia mussulmana che sembra essere integrata con la comunità piemontese dove vive: “Noi siamo musulmani ma io chiedo aiuto alla Caritas – spiega la madre del giovane arrestato – perché mio marito è disoccupato da cinque mesi. All’Italia non possiamo che dire grazie”.

Stupita anche la preside dell'Istituto professionale frequentato dal ragazzo: "Parlando in classe aveva condannato la distruzione delle opere d'arte nei paesi occupati dall'Isis".

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