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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Firme false per Chiamparino alle elezioni del 2014, indagati sette policiti del Pd

L'udienza è fissata per il prossimo 19 febbraio dove il Tar sarà chiamato a decidere se annullare i voti delle liste contestate. Nel mirino della magistratura anche i consiglieri regionali Marco Grimaldi e Nadia Conticelli

Primi indagati nell'inchiesta sulle firme false per le liste a sostegno dell'attuale governatore del Piemonte Sergio Chiamparino. A ricevere gli avvisi di garanzia da parte dei pubblici ministeri Patrizia Caputo e Stefano Demontis, sono al momento 7 politici del Pd, sospettati a vario titolo di aver commesso delle irregolarità, come pubblici ufficiali, nell'autenticazione delle firme che sostenevano le liste del Pd e del presidente alle elezioni della scorsa primavera.

Tra i nomi, spiccano quelli dei consiglieri regionali Marco Grimaldi (Sel) e Nadia Conticelli (Pd e presidente della Circoscrizione VI), degli ex consiglieri provinciali di Torino Umberto Perna, Pasquale Valente e Davide Fazzone, tutti del partito democratico, del presidente democratico della Circoscrizione V Rocco Florio e del suo vice Giuseppe Agostino.

A presentare l'esposto lo scorso luglio direttamente nelle mani del procuratore capo Armando Spataro era stato l'europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio, quasi una rivincita per gli esponenti del Carroccio dopo la decandenza dall'incarico di presidente della Regione di Roberto Cota, avvenuta sempre per le firme false sulla lista Pensionati per Cota, circa un anno fa.

Un'altra bella gatta da pelare per il Partito democratico, recentemente coinvolto anche nell'inchiesta Rimborsopoli bis che ha visto, solo pochi giorni fa, l'assoluzione degli imputati - tra cui alcuni fedeli della Giunta Chiamparino come Reschigna e Gariglio - dalle contestazioni relative alle spese pazze in Regione.

Questa volta, a finire nel mirino della magistratura sono state la lista civica Monviso, quella del Partito democratico e il listino bloccato del governatore.

Ora sarà il Tar a decidere - nell'udienza fissata per il prossimo 19 febbraio - se annullare i voti delle liste contestate. Una scelta decisiva perchè, qualora facesse cadere anche il Pd, annullerebbe di fatto - e per la seconda volta - le elezioni, a un anno esatto di distanza dalla caduta di Roberto Cota.

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