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Cronaca

Fanno la bella vita con i soldi sottratti al fisco: due ex dirigenti d'azienda arrestati

Altri sei indagati

Facevano la bella vita con i soldi evasi dalle tasse. È quanto scoperto dai militari della guardia di finanza sugli ex amministratori della Yaskawa di Orbassano, azienda che in questa vicenda è parte lesa e che opera nel settore della robotica industriale. Due di loro, residenti in frazione Garino di Vinovo (dove gli è stata sequestrata una villa con piscina in via Matteotti) e l'altro nel centro di Torino (dove gli è stato sequestrato l'appartamento di lusso in via Roma) sono finiti in carcere nella mattinata di oggi, giovedì 11 marzo 2021. Altri sei sono indagati a piede libero e nei loro confronti sono state eseguite perquisizioni. Sequestrata anche una casetta nel borgo vecchio di Avigliana. L'ammontare dei beni sequestrati (ci sono anche auto di lusso e conti correnti) ammonta a due milioni di euro.

Le ipotesi di reato formulate dal pm Ciro Santoriello della procura di Torino, che ha coordinato l'indagine, sono utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, autoriciclaggio e infedeltà patrimoniale. Le indagini, condotte dai finanzieri del nucleo polizia economico-finanziaria Torino, hanno consentito di ricostruire "un articolato sistema di frode attuato con il ricorso a fatturazioni fittizie, attraverso cui gli arrestati, sfruttando i rispettivi incarichi societari apicali di amministratore delegato e direttore tecnico (cariche che oggi non ricoprono più, ndr), avrebbero drenato rilevanti flussi di denaro in danno del fisco e dell’impresa presso cui svolgevano la loro attività, non disdegnando, altresì, di effettuare con le rispettive famiglie viaggi di piacere in rinomate località turistiche, come risultante dalle foto pubblicate sui social".

I due arrestati, secondo l’impianto accusatorio, si sarebbero serviti di una vasta rete di società 'cartiere', in molti casi risultate sprovviste di mezzi di produzione adeguati allo svolgimento delle attività economiche e inadempienti agli obblighi fiscali, alcune cancellate dopo poco tempo dal registro delle imprese e intestate a prestanome. Tali aziende avrebbero emesso fatture false per un totale di oltre sette milioni di euro, consentendo sia l’evasione dell’imposta a cura del soggetto economico utilizzatore della documentazione fiscale, sia il trasferimento illecito di denaro (tramite bonifici, assegni e prelevamenti in contanti) nella sfera personale degli arrestati. Questi ultimi, peraltro, al fine di velocizzare la destinazione delle somme alle società cartiere ed evitare i controlli aziendali interni, avrebbero gestito direttamente i rapporti commerciali con le realtà imprenditoriali compiacenti, impartendo talvolta disposizioni di pagamento anche in via anticipata rispetto alla presunta esecuzione della prestazione.

In base a quanto ricostruito dalle investigazioni, i consistenti flussi di denaro confluiti nella disponibilità degli arrestati venivano principalmente reinvestiti in società immobiliari e in un ristorante (un lounge bar del quadrilatero di Torino), nonché nell’acquisto a titolo personale di immobili a Rivoli e nella centralissima via Roma del capoluogo piemontese, assicurando agli indagati un elevato tenore di vita, come testimoniato dalle vacanze effettuate a Dubai, Zanzibar, Miami e alle Maldive.

(immagine di repertorio)

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