La storia di Benedetta: "Le parole mi hanno salvato dall'anoressia"
Gioire per ciò che si vede e vive, farsi trasportare dall'entusiasmo. Amare, abbracciarsi. Guardarsi di più, parlare di più, ascoltare ancora di più. Per guarire abbiamo bisogno d'amore
Sono tanti i casi di donne che decidono di farla finita perchè sommerse dai disturbi alimentari. Non ultima la ragazza di 29 anni che, la scorsa settimana, lasciandosi cadere da un parcheggio multipiano a Moncalieri ha posto fine alla sua vita ed ai suoi supplizi.
Qualcuno, tuttavia, riesce a salvarsi, ad avere il coraggio di rialzarsi e dire no alla malattia. Questa è la storia di Benedetta Barberis, una giovane ragazza torinese che, grazie a alle parole, alle frasi buttate giù su un diario recuperato negli angoli della sua cameretta, è riuscita ad uscire dal tunnel dell'anoressia. "La scrittura è come la parola, rappresenta un modo per essere ascoltati - ci dice Benedetta -. Io avevo terribilmente bisogno di essere ascoltata".
Il suo libro-diario "Luce, buio, luce. Dall'anoressia alla scelta", racconta i pensieri di una mente agognata dalla malattia, perchè come ricorda la stessa Benedetta "testa e cuore sono i bersagli dei disturbi alimentari. Non il fisico". Perchè dietro l'anoressia c'è il bisogno d'amore, di essere ascoltati, in un mondo dove pochi sono ancora in grado di farlo.
"Nessuno diventa anoressico perché vuole dimagrire - ci racconta Benedetta -. Il cibo è solo un mezzo". Dalla sua malattia, lei, ha imparato a vivere, ad acciuffare quell'insegnamento importante celato dietro la paura di parlare e di esprimere i propri sentimenti. Un insegnamento che cerca di tramandare nelle scuole, durante gli incontri attraverso i quali non presenta soltanto il suo romanzo, ma tutta se stessa. "C'è così tanta ignoranza sui disturbi alimentari che spesso sentendo certe frasi mi viene da ridere - continua Benedetta -. Nessuno sa cosa si prova a vivere questo problema".
Dopo le flebo, il sondino nasogastrico per l'alimentazione forzata, i medici hanno capito la gravità della situazione e Benedetta è stata ricoverata. Un ricovero forzato perchè visto come un pericolo: "Ti impedisce di raggiungere quello che vuoi davvero, cioè dimagrire - afferma lei -. O, meglio, ciò che la tua mente vuole farti credere".
"Luce, buio, luce" l'ha scritto di petto, d'impeto, senza mai rileggerlo, un po' come fosse una vera autoterapia. E sono state proprio le parole a salvarla, a farle conoscere quelle parti nascoste del suo essere che le impedivano di essere felice.
Amore, affetto, attenzioni. Sono queste le cose di cui ogni uomo ha bisogno e che l'anoressia ruba, tramutandole in odio-amore per il cibo. In un mondo costernato dall'apparenza, i disturbi alimentari non fanno che aumentare e diventare sempre più pericolosi. Non sempre se ne parla: a parte i casi eclatanti, il problema viene inabissato da notizie più interessanti, che non toccano, "perchè chi ha voglia di prendersi un problema che alla fine non è suo?".
Gioire per ciò che si vede e vive, farsi trasportare dall'entusiasmo. Amare, abbracciarsi. Guardarsi di più, parlare di più, ascoltare ancora di più. Sono questi i consigli che Benedetta lascia a tutte le persone che incontra, perchè per guarire dall'anoressia non sempre è impossibile.
Benedetta ancora lotta contro quella vocina interiore che la rivorrebbe nel buio: "Cerco di essere forte - conclude - di non ascoltarla". Non è facile guarire dall'anoressia, ma per come è bella la vita, vale la pena provarci.