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Cronaca

Grappa e macchinette per tatuaggi nelle celle, è allarme al carcere di Torino

La grappa può dare corso a un commercio sotterraneo tra gli stessi ristretti, ovviamente illecito. Non solo: per quanto possa essere scadente, un’assunzione elevata fa ubriacare e questo, poi, determina atteggiamenti aggressivi

Un coltello rudimentale, una macchinetta per realizzare tatuaggi e circa 8 litri di grappa artigianale lasciata a macerare. E’ quel che ha trovato questa mattina la polizia penitenziaria nel corso di una perquisizione nelle celle della Casa Circondariale di Torino, al secondo piano del Reparto incolumi.

Un’operazione di servizio di routine, quella svoltasi stamane, che la polizia penitenziaria conduce regolarmente proprio per stroncare il possesso e la custodia, da parte dei detenuti, di oggetti e materiali non consentiti nelle celle. Sono in corso, da parte degli agenti che hanno condotto la perquisizione, gli accertamenti finalizzati a identificare i detenuti che custodivano illegittimamente il materiale sequestrato, ma il primo Sindacato dei Baschi Azzurri evidenzia con preoccupazione le conseguenze del possesso della grappa da parte dei detenuti.

“I detenuti ottengono la grappa facendo macerare la frutta e distillandola con alambicchi di fortuna che costruiscono loro stessi - afferma il segretario generale del Sindacato Autonomo polizia penitenziaria SAPPE Donato Capece -. Ma la grappa può dare corso a un commercio sotterraneo tra gli stessi ristretti, ovviamente illecito. Non solo: per quanto possa essere scadente, un’assunzione elevata fa ubriacare e questo, poi, determina atteggiamenti aggressivi e violenti tra gli stessi detenuti ma anche contro i poliziotti penitenziari. E’ dunque un fenomeno, questo della realizzazione di grappa artigianale, che va stroncato sul nascere, mettendo in condizioni il Reparto di Polizia Penitenziaria di avere le risorse umane necessarie”.

Capece fa appello al Ministro della Giustizia Orlando, al quale chiede di “sospendere la vigilanza dinamica nelle carceri, ossia le sezioni detentive autogestite dai detenuti, che permette loro di girare liberamente, nei corridoi, senza fare nulla per molte ore al giorno, e che si sta rilevando non solo inutile ai fini del trattamento rieducativo dei detenuti ma assolutamente pericolosa, come confermano le molte aggressioni contro i poliziotti penitenziari e come avevamo noi stessi ipotizzato. Ogni giorno contiamo aggressioni e ferimenti a nostri Agenti favoriti proprio dall’eccessiva libertà di tanti detenuti in carcere determinata da questa organizzazione interna”.

E al Guardasigilli chiede interventi urgenti, “a cominciare da un tavolo tecnico di lavoro che riveda ed eventualmente ridiscuta l’organizzazione della vigilanza dinamica, anche alla luce di tutti i problemi di sicurezza che sono emersi nelle ultime settimane”.

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