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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Fashion doll ritirata dal mercato italiano: sostanze nocive accertate dai Nas

Una delle bambole più famose e vendute in Italia è stata ritirata dal mercato nazionale dopo che i Nas hanno accertato la presenza di sostanze nocive. Guariniello ha aperto un'inchiesta

La Procura di Torino ha aperto un'inchiesta su una delle bambole più vendute e conosciute in Italia, la "Fashion doll". Secondo le analisi dei Nas, infatti, ci sarebbe una quantità eccessiva, soprattutto sul volto della bambolo, di ftalati, sostanze chimiche plastificanti che possono essere nocive per la salute.

Il Ministero della Salute intanto ha già ordinato il ritiro della Fashion doll dal mercato italiano. La bambola è fabbricata in Cina e importata in Italia dalla ditta Cigioki di Martinafranca (Taranto). Il magistrato torinese Raffaele Guariniello, titolare dell'inchiesta, ha già cominciato la procedura per per iscrivere nel registro degli indagati alcune persone per violazione del codice del consumatore. Le analisi ordinate dai Nas sui campioni prelevati nel Torinese hanno accertato una percentuale di ftalati ("del tipo Dehp") pari al 20% a fronte di un regolamento dell'Unione Europea che impone di non superare lo 0,1%.

Si era parlato dell'Istituto Italiano Sicurezza dei Giocattoli (Iisg), un'azienda lombarda che opera nel campo della certificazione dei prodotti per l'infanzia, come possibile soggetto indagato nella vicenda. La stessa azienda ci tiene però a chiarire che "non abbiamo rilasciato alcun marchio di conformità CE al giocattolo e alcun certificato che attesti la sicurezza dello stesso ma è stato solo incaricato dall'importatore di eseguire alcune prove relative alla conformità alle norme della serie EN 71 che non contemplano l'analisi degli ftalati. Le prove relative alla rispondenza al  Regolamento (CE) 1907/2006 REACH, che includono la verifica della presenza di ftalati, non sono state eseguite in quanto le stesse non ci sono state commissionate dall'azienda importatrice. Precisiamo che l'Istituto, nelle sue funzioni e compiti, non ha la possibilità di imporre alle aziende l'esecuzione di specifiche indagini analitiche. L'Istituto, inoltre, smentisce in modo categorico di essere indagato".

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