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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Eternit, motivazioni della sentenza: "Schmidheiny ha fatto disinformazione"

Le motivazioni della sentenza a 18 anni di carcere al magnate svizzero Schmidheiny: sapeva della pericolosità dell'amianto e ha fatto disinformazione

Sono state rese note le motivazioni della sentenza con la quale la Corte d’Appello ha condannato a 18 anni di carcere (due in più rispetto al primo grado ) Stephan Schmidheiny, il magnate svizzero amministratore delegato di Eternit. Per spiegarle, i giudici della Corte d’Appello di Torino hanno preparato un enorme plico di 800 pagine.

Lo scorso 3 giugno il maxi-processo Eternit si era concluso con la condanna di Schmidheiny: la stessa pena sarebbe stata inflitta anche a Louis de Cartier, il barone belga morto però pochi giorni prima della sentenza. La colpa principale, secondo i giudici, è quella di ''avere fatto disinformazione circa la pericolosità dell'amianto anche quando questa era ormai nota in tutto il mondo''.

L’enorme plico di documenti contiene dunque l’accusa di disastro ambientale doloso continuato, unica che ha retto fino al secondo grado poiché l’altra - omissione dolosa di cautele antinfortunistiche nei confronti dei dipendenti – è stata giudicata prescritta.

La condanna è inoltre aumentata di due anni: la differenza si cela nei due stabilimenti di Napoli-Bagnoli e Rubiera (Reggio Emilia), per i quali il disastro era stato valutato in primo grado come prescritto; per la Corte d’Appello, invece, si tratta di un disastro “non ancora concluso”, ed anzi:  ''il particolare evento di disastro verificatosi anche in quei siti ha preso la forma di un fenomeno epidemico che, esattamente come in quelli di Casale Monferrato (Alessandra) e Cavagnolo (Torino), si e' esteso lungo l'asse cronologico con durata pluridecennale''. La pena è stata dunque conteggiata in 12 anni per le vittime di Casale, e due anni per gli altri stabilimenti.

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