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Cronaca

Eternit: nel processo bis l'accusa è di omicidio volontario

Secondo l'accusa l'ex amministratore delegato Schmidheiny era conscio dei rischi dell'amianto ma non fece nulla per tutelare i lavoratori, anzi mise in campo una strategia di disinformazione

Dal 1989 e il 2013 le vittime dell'amianto dell'Eternit sono state 213. Un numero davvero alto che potrebbe costare caro all'ex amministratore delegato Stephan Schmidheiny, che dovrà rispondere di omicidio volontario ora che il procuratore Raffaele Guariniello ha chiuso le indagini.

Schmidheiny è stato il numero uno della ditta belga dal 1976 al 2003. Secondo i pubblici ministeri Gianfranco Colace e Guariniello, l'amministratore delegato ben sapeva qual era la pericolosità dell'amianto, ma invece di mettere in atto precauzioni per proteggere la salute degli operai, avrebbe architettato una strategia di disinformazione sui rischi della produzione e della commercializzazione del minerale per tranquillizzare i lavoratori stessi e mantenere alti i livelli di produttività.

La difesa dell'imprenditore svizzero ha affermato che per i decessi contestati c'è già stata una condanna lo scorso giugno, quando nel processo d'Appello il giudice inflisse una pena di 18 anni di reclusione a Schmidheiny per disastro ambientale doloso.

Alle parole dei legali difensori ha risposto l'avvocato Ezio Bonari, il presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto, ribattendo che quella condanna ha riconosciuto il danno subito dalla collettività, mentre ora si procederà contro le responsabilità dirette.

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