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Ovuli di droga nello stomaco di un detenuto: era appena rientrato in carcere

L’uomo era uscito per un permesso premio

Stroncato un tentativo di diffusione di droga nel carcere di Torino. A darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che segnala quel che è accaduto martedì 3 aprile nella Casa Circondariale torinese. “Sono stati sequestrati circa 30 grammi di subotex rinvenuti su un detenuto che era rientrato in carcere dopo un permesso premio per le festività pasquali”, spiega Nicola Sette, segretario nazionale per il Piemonte del SAPPE. Il detenuto, italiano, aveva nascosto 8 ovuli nello stomaco. 

“Il personale di Polizia Penitenziaria, insospettito dell'atteggiamento dell’uomo al rientro in carcere, ha intensificato la vigilanza ed ha ottenuto questo importante risultato, dopo una serie di accertamenti disposti, tra i quali una Tac. Nonostante nella maggior parte degli istituti penitenziari si stiano adottando misure di sicurezza basate sulla dinamicità e sulla videosorveglianza, che a nulla servono se non si prevede l’obbligo del lavoro per i detenuti, non ci sono telecamere e altri sistemi di sicurezza che possano intervenire e sostituire la professionalità della Polizia Penitenziaria” conclude spiega Nicola Sette.

Commenta Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Questi episodi, oltre a confermare il grado di maturità raggiunto e le elevate doti professionali del Personale di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Torino, ci ricordano che il primo compito della Polizia Penitenziaria è e rimane quello di garantire la sicurezza dei luoghi di pena e impongono oggi più che mai una seria riflessione sul bilanciamento tra necessità di sicurezza e bisogno di trattamento dei detenuti. Tutti possono immaginare quali e quante conseguenze avrebbe potuto causare l’introduzione di droga in un carcere”. 

Per il segretario dell'Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), Leo Beneduci, "gli agenti della Polizia Penitenziaria, nell'esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria, hanno dimostrato ancora una volta competenza e professionalità nell’interesse della sicurezza di tutta la collettività. Non ravvisiamo pari interesse, sia per il lavoro svolto dagli agenti che per le numerosi criticità del sistema penitenziario, da parte dei vertici dell’Amministrazione Penitenziaria. Il senso di abbandono e di smarrimento delle donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria è confermato anche dalla carenze di risorse, di mezzi e del vestiario, con un danno all'immagine per il corpo, che al pari delle altre forze dell'ordine quotidianamente svolge i propri compiti istituzionali con professionalità e spirito di sacrificio".

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