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E' doloso il gigantesco incendio dei capannoni: scoperti tre punti di innesco

L'area della ex Gondrand ospitava un magazzino di automezzi e altro materiale gestito da un nigeriano: era stato sequestrato per smaltimento illecito di rifiuti

E' doloso l'incendio che la sera di mercoledì 12 aprile 2017 ha distrutto una ventina di automezzi sotto sequestro giudiziario nell'area ex Gondrand-Fercam-Carlini, tra via Fossata e via Cigna.

I vigili del fuoco hanno individuato tre diversi punti di innesco: escluse, dunque le ipotesi di un incidente o un cortocircuito. L’area dove si sono sviluppate le fiamme è un deposito che è stato ceduto in affitto, prima del fallimento della Gondrand poi rilevata dalla Fercam, a un cittadino nigeriano. All’interno erano custoditi una ventina di camion, vecchie lavatrici, frigo e altro materiale che, con ogni probabilità, era destinato ad essere rivenduto in Africa.

La polizia locale aveva posto tutto sotto sequestro lo scorso 14 marzo. Il proprietario degli automezzi, quasi tutti camion carichi di rottami, e il responsabile dell’area erano accusati di smaltimento illecito di rifiuti e avrebbero dovuto pagare per il corretto smaltimento del materiale che ieri sera è andato distrutto, oltre che rischiare una pesante multa. Sul caso era aperta anche un'inchiesta giudiziaria, il cui fascicolo è detenuto dal pm Gianfranco Colace.

L'incendio, che ha fatto crollare la tettoia di un capannone, ha lambito anche un deposito di opere d'arte in marmo e ferro battuto che erano assicurate per un valore di circa 80 milioni. Nei capannoni della Fercam, ditta che ha rilevato la Gondrand e che si occupa di traslochi, logistica e deposito materiali, erano ospitati anche gli 'avanzi' di Palazzo Madama, Galleria d'Arte Moderna e Castello di Rivoli, oltre a mobili, libri e arredamento di proprietà dei musei. Il locale è gestito dal Comune.

Le indagini ora sono affidate ai carabinieri, con l'ausilio nel nucleo investigativo dei vigili del fuoco. I militari dell'Arma stanno visionando i filmati delle telecamere di sorveglianza della zona, che sono numerose e sicuramente hanno immortalato gli autori dei roghi.

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