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Cronaca Crocetta / Corso Re Umberto, 60

Creare il design “utile”, la storia di un torinese divenuto miliardario

Che cosa significa realizzare un oggetto di design? Essere utili, non costosi. L'invenzione è resa popolare in tutto il mondo da un torinese

Quando si parla di design, si tende erroneamente a immaginare oggetti di arredamento o elettrodomestici dalle forme avveniristiche e quasi sempre molto costosi. Ma in realtà, come ha spiegato anche un libro scritto qualche anno fa proprio da designer torinesi (DiDesign ovvero niente), a fare la storia del design sono quei prodotti che quotidianamente ci aiutano a vivere meglio e di cui quasi mai conosceremo i progettisti (perché “quelli bravi sono a casa a lavorare” diceva Dino Gavina).

A Torino, in corso Re Umberto 60, c'è invece una targa che ricorda uno dei due protagonisti di una delle storie più significative del design mondiale: quella della penna Bic.

Entrambi i protagonisti, Marcel Bich e László József Bíró, hanno nomi stranieri, ma Bich, originario di Chatillon, nacque proprio in Corso Re Umberto 60 il 29 luglio 1914, anche se poi si trasferì a Parigi.

La fama della Bic (senza acca, si dice per non indurre in confusione con la parolaccia inglese bitch) come azienda è legata anche a rasoi, accendini, calze e altro ancora, ma “la bic” per antonomasia è la penna a sfera.

L'invenzione della penna che ha rivoluzionato il suo mondo non fu di Bich, ma dell'ungherese Biro (anche il suo nome è diventato sinonimo di penna a sfera). La leggenda vuole che nell'estate 1936 Biro ebbe l'idea osservando dei bambini che giocavano con le biglie: per evitare le macchie tipiche della stilografica, utilizzò il più viscoso inchiostro da stampa che si sarebbe distribuito sul foglio grazie a una piccola sfera sulla punta della penna.

Quello che fece Bich, e che diede alla penna a sfera la popolarità che mantiene ancora oggi, fu un'innovazione questa sì di design al progetto di Biro: al posto di ceramica, lacca e vetro, infatti, Bich pensò di usare dei tubetti di plastica per la struttura della penna, che nel progetto di Biro era troppo costosa per il consumo di massa. Biro morì in assoluta povertà a Buenos Aires, al contrario di Bich, che dopo aver comprato il brevetto a una cifra irrisoria costruì un impero, nato da una grande idea di design.

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